A Gromola è allarme per il letame

I residenti nella frazione di Capaccio costretti a tenere porte e finestre chiuse

CAPACCIO PAESTUM. Aria irrespirabile a causa dei miasmi sprigionati dagli spargimenti di letame in un fondo agricolo. A protestare i residenti della contrada rurale di Gromola. «È una situazione insostenibile – afferma Antonio Casaburi – è da oltre una settimana che sopportiamo i disagi causati dal letame scaricato in un fondo situato alla fine di via Campitiello. I miasmi ci costringono a tenere chiuse porte e finestre: l’aria è irrespirabile».

Il letame sversato nel terreno, per il processo di fermentazione, è soggetto ad autocombustione per la presenza dei gas che si sprigionano nell’aria formando sul terreno uno strato nebuloso. Una situazione che contribuisce a diffondere un odore sgradevole avvertito intensamente fin dentro le case anche a decine e decine di metri di distanza. « Da quanto mi hanno riferito alcuni residenti il proprietario del fondo – evidenzia Casaburi – ha tentato di bloccare la combustione ma senza nessun esito. Ha assicurato che ci avrebbe riprovato. Qualora il problema non fosse risolto procederò con una denuncia. Chi di competenza dovrebbe intervenire: dall’Amministrazione comunale, alla Protezione civile, alla Consulta per la sicurezza».

Per lo spargimento dei reflui zootecnici esiste un regolamento al quale gli allevatori dovrebbero attenersi. Ma uno dei problemi è la mancanza dei terreni dove smaltire il letame. Lo smaltimento dei reflui zootecnici, infatti, è proporzionato al numero di capi. La normativa impone che per ogni sei capi adulti (ognuno dei quali produce circa 40 chili di letame al giorno) è necessario un ettaro di terreno. Se si tiene conto che l’allevamento più piccolo conta almeno 200 capi è facile quantificare la consistenza di fondi di cui necessita un allevatore che, spesso, prende i terreni in fitto per adibirli allo scopo. Lo spargimento, inoltre, è possibile solo in determinati periodi dell’anno. Gli allevatori devono essere dotati di vasche per la raccolta o un impianto di biogas. Quest’ultimo non riduce il quantitativo ma consente di smaltirne il doppio rispetto a quello previsto per legge.

Angela Sabetta

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