A giudizio tre medici dell’ospedale

Lasciarono un tubo del drenaggio nell’addome di un paziente. Il 25 maggio attesi dal giudice monocratico

Tre medici dell’ospedale “Maria Santissima dell’Addolorata” chiamati a giudizio per lesioni personali gravissime. Il pm Giovanni Paternoster ha disposto il decreto di citazione diretta a giudizio per i tre dottori che, nel mese di ottobre di tre anni fa, nell’eseguire l’asportazione di una ghiandola prostatica, lasciarono una parte di uno dei tubi del drenaggio nell’addome del paziente. I tre medici dovranno comparire il prossimo 25 maggio dinanzi al giudice monocratico Ubaldo Perrotta del tribunale di Salerno.

Secondo la pubblica accusa i medici chiamati a giudizio, per “grave imprudenza e seria negligenza”, non seguirono con attenzione la degenza post operatoria del paziente. L’accusa, in particolare, si concentra sull’attività di estrazione dei tubi di drenaggio, usati durante l’intervento. Un’operazione, scrive il pm, “di stretta competenza medica o comunque da eseguire sotto il diretto controllo del medico”. Nel capo di imputazione si legge, inoltre, che i medici non verificarono la non completa rimozione di parte di uno dei dispositivi che rimaneva nell’addome del paziente. E c’è rimasto per due anni e mezzo. Per colpa della presenza del corpo estraneo, il paziente ha subìto una dolorosa degenza post operatoria. L’uomo, infatti, ha convissuto con forti e lancinanti dolori addominali.

Una situazione medica che si è protratta fino al mese di luglio dello scorso anno quando, i medici dell’ospedale “Miulli” di Bari, finalmente arrivarono a capire la causa di quei malesseri, scoprendo la presenza fastidiosa di parte del tubicino del drenaggio. Il corpo estraneo è stato rimosso con una delicata operazione chirurgica eseguita nel nosocomio del capoluogo pugliese.

Per il sostituto Paternoster della procura della Repubblica di Salerno, che ha coordinato le indagini affidate alla sezione della polizia presso la stessa procura, i medici avrebbero poi commesso un’altra grave negligenza, nel non prendere visione, circa un mese dopo l’intervento di prostatectomia, della tac addominale dall’esito della quale – scrive sempre l’accusa – “emergeva con ogni evidenza la presenza del corpo estraneo nell’addome del paziente”. Tale presenza, invece, è rimasta, secondo quanto denunciato dal paziente e accertato dalla procura, per trenta mesi nel corpo del paziente.

L’uomo, dopo l’intervento chirurgico eseguito nell’ospedale pugliese, ha dovuto sottoporsi a una seconda lunga degenza fino ad ottobre dello scorso anno.

Massimiliano Lanzotto

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