il caso

A Cava don Rosario “blinda” il sagrato del duomo

Transenne per evitare atti vandalici e scritte oscene sui muri. Il prete: «È sgradevole ma non potevo fare diversamente»

CAVA DE' TIRRENI. Misure anti-vandalismo al duomo. Così da qualche giorno ormai il sagrato della chiesa in piazza Vittorio Emanuele III è occupato da alcune transenne che ne impediscono l’accesso quando la chiesa è chiusa.

Non ha potuto fare altrimenti don Rosario Sessa, parroco della concattedrale di Santa Maria della Visitazione (per tutti il “duomo”), per difendere marmi, portali e facciata dai continui atti di vandalismo perpetrati ai danni di un edificio che vanta quasi 500 anni di storia. «Mi dispiace ma non so che altre misure prendere – ha dichiarato don Rosario –, non ci sono argomenti che riescano a far capire ai ragazzi, e alle persone in generale, l’importanza del sagrato. I controlli sono quelli che sono e dunque per ora ho deciso di operare in questo modo».

La misura si è resa necessaria a fronte dei numerosi episodi di vandalismo e di inciviltà che continuano a susseguirsi. Ogni sera, ma soprattutto nei weekend, il sagrato e le scale del duomo diventano luogo di bivacco: c’è chi beve, chi mangia, chi fuma.

Al mattino i residui sono sparpagliati in ogni angolo e non si tratta solo di cartacce, sigarette, bottiglie in vetro o lattine di Coca Cola. Proprio don Rosario racconta infatti di aver trovato anche siringhe. «Fortunatamente portali e facciate non sono stati toccati – spiega il parroco –. È l’anno del Giubileo della Misericordia e il vescovo ha predisposto qui una Porta Santa, sarebbe increscioso che si ripresentasse lo stato di qualche mese fa». Portali, marmi e facciata del duomo, infatti, sono stati oggetto di una recente operazione di ripristino costata ben 15 mila euro.

Lo scorso novembre, prima dell’apertura della Porta Santa, don Rosario aveva provveduto a far ripulire tutto dagli infiniti graffiti e dalle indicibili scritte che deturpavano le superfici ed ora è ben determinato ad evitare che la situazione si ripresenti.

«Quel che mi rammarica maggiormente – continua ancora don Rosario – è l’atteggiamento di alcuni genitori che concedono ai propri bambini di giocare col pallone sul sagrato. Ma quello non è un campo di calcio, è un luogo sacro e deve essere rispettato. Spesso quindi ho dovuto difendermi dalle provocazioni di chi mi accusa di chiudere la chiesa alle necessità dei giovani. La cosa incresciosa è proprio questa. A costo di sembrare impopolare spero che l’aver posizionato questi ostacoli possa far riflettere». Si tratta ad ogni modo di una situazione provvisoria.

Don Rosario ha fatto sapere che è in lavorazione un’attenta progettualità ad opera di alcuni professionisti – in concerto con la Soprintendenza alle Belle Arti – per studiare la maniera ideale per tenere sotto controllo il sagrato.

©RIPRODUZIONE RISERVATA