«A breve un processo per una denuncia contro il caporalato»

Anselmo Botte: «Con il Comune e le organizzazioni agricole c’era un patto per il collocamento, ma è stato disatteso»

SALERNO. Nonostante gli attacchi e le polemiche, la Cgil non modifica la propria posizione sullo sgombero dell’altra mattina all’ex Apof di Eboli. «L’operazione di martedì non risolve il problema perché, senza una politica dell’accoglienza che preveda soluzioni alloggiative per queste persone, a breve avremo dei nuovi micro-ghetti in giro per la Piana del Sele, come successe dopo lo sgombero di cinque anni fa a San Nicola Varco».

A parlare è Anselmo Botte, responsabile immigrazione della segreteria provinciale della Cgil che l’altra mattina aveva duramente criticato l’operazione portata a termine dalle forze dell'ordine, tirandosi addosso l’ira del responsabile provinciale di Noi con Salvini, Mariano Falcone.

Perché reputa sbagliato l’intervento all’ex Apof?

«L’area, non c’è dubbio, andava liberata perché rappresentava un pericolo per gli stessi immigrati che la occupavano, poiché il tetto è in amianto e, col tempo, si sarebbero potuti verificare dei problemi di salute. Prima di farlo, però, bisognava trovare delle soluzioni alternative per ospitare questi migranti che, nella maggior parte dei casi, sono soltanto braccianti agricoli e non terroristi o componenti di cellule islamiche, come qualcuno vuol fare credere. Sui trenta sgomberati ad Eboli, solo alcuni sono risultati irregolari, mentre altri hanno i requisiti anche per prendere in affitto una casa».

Perché non ci riescono?

«Perché non tutti riescono a lavorare un mese intero durante le campagne di raccolta e quindi non riescono a mettere insieme i soldi per un fitto. Ma ci sono altri, che invece possono permetterselo, ma non la trovano per via del colore della loro pelle».

Insomma, vengono discriminati?

«È l’unica cosa che posso pensare se vedo che tutti i lavoratori provenienti dal Marocco riescono a trovare una casa e quelli del Mali, o di altri paesi dell’Africa subsahariana, no».

Secondo lei una soluzione si poteva trovare?

«Con il Comune di Eboli stavamo cominciando a dialogare per mettere in piedi alcune strutture sul modello degli ostelli della gioventù dove, con pochi soldi, si potesse dare una sistemazione adeguata. Ma tutto è stato vanificato dallo sgombero di due giorni fa».

Ora dove sono finiti questi migranti?

«I marocchini hanno trovato ospitalità presso amici e familiari che si trovano in zona, mentre un altro gruppetto è stato accolto nella moschea di Santa Cecilia. Abbiamo avuto problemi con un gruppo di 15 ragazzi del Mali che alla fine, grazie all’impegno del Comune di Eboli, sono stati portati nel centro Spar della città e in quelli di Pontecagnano e Padula. Ma già ieri in molti sono andati via. Alcuni già martedì sera hanno chiesto di essere accompagnati alla stazione di Battipaglia per prendere un treno per raggiungere Roma».

Il coordinatore provinciale di Noi con Salvini l’ha criticata duramente per la sua posizione contro questo sgombero, accusando la Cgil di non denunciare i caporali che sfruttano questi migranti. Vuole replicare?

«Non ha senso rispondere alle affermazioni di Falcone. L’unica cosa che mi interessa sottolineare è che quando ci sono state da fare denunce alle forze dell’ordine noi le abbiamo fatte. A breve, per una di queste, partirà un processo a carico di caporali e aziende».

Cosa si sta facendo per contrastare il fenomeno?

«Un anno fa istituimmo il collocamento pubblico in agricoltura, sottoscrivendo un accordo con il Comune di Eboli e tutte le organizzazioni agricole, facendo iscrivere molti migranti ma anche lavoratori italiani. Purtroppo quel progetto è fallito perché le aziende che si erano impegnate ad assumere personale non lo hanno fatto».

Come mai?

«Non lo sappiamo. Se c’erano dei problemi li avremmo affrontati insieme. Ora cercheremo di ripristinarlo».

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