MAFIA E SCOMMESSE

A Bellizzi il “core business” degli affari

Un commercialista era il depositario delle scritture contabili delle società riconducibili all’ex pallavolista Christian Tortora

SALERNO - Era a Bellizzi, nello studio di un commercialista - scrive nell’ordinanza il gip Walter Turturigi del tribunale di Palermo - che avvenivano le costituzioni delle società riconducibili, secondo gli inquirenti siciliani, al “socio occulto” del boss di Porta Nuova: l’ex pallavolista Christian Tortora, 44enne di Battipaglia, finito in carcere lunedì mattina perché indagato di associazione di stampo mafioso “Cosa nostra”, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, questi ultimi reati aggravati dalla finalità di aver favorito le articolazioni mafiose della città di Palermo. Il “ trade union ” con il boss siciliano è l’imprenditore Salvatore Rubino di Palermo che individua in Tortora e Vincenzo Fiore di Casteldaccia, altro indagato, i suo fidati collaboratori.

Un tris d’assi. Che ci fosse una un collegamento diretto con il boss, lo testimonia un’intercettazione telefonica nella quale Maniscalco, ironicamente, identificai i suoi collaboratori Fiore, Rubino e Tortora, come i tre moschettieri e lui, il boss scrive il gip - «che, evidentemente, si considera il capo ed è il “grande assente' e si identifica come il più rappresentativo dei moschettieri, ossia “D'Artagnan” ». La telefonata viene intercettata mentre il tris d’assi (che gli inquirenti ribattezzano “il gruppo Rubino”) stava viaggiando sull’A1, all’altezza di Firenze. Maniscalco che è conoscenza delle ragioni del viaggio, chiude la conversazione così: «salutami i ragazzi e f ai un buon lavoro».

I prestanome. Nell’elenco delle “teste di legno” che venivano usati per l’intestazione di quote societarie e o per la nomina di amministratore delegato compaiono alcuni salernitani: le tre sorelle di Campagna e la dipendente di Battipaglia che, in una intercettazione a Tortora, si scopre essere in attesa a Bellizzi, nello studio del commercialista, per aprire la partita Iva di una delle srl sequestrate dalla Dda di Palermo. C’è, poi, la coppia Montecorvino Rovella, marito e moglie, e il 44enne battipagliese, coetaneo di Tortora, futuro socio della Tierre Game, con la quale vengono raccolti alcuni milioni di scommesse, che - ritiene il gip - riceve i soldi delle Cosche per partecipare al bando dei Monopoli dello Stato del 2012 per la licenza amministrativa.

L’intercettazione. In un’ambientale, registrata nell’auto di Fiore, mentre conversa via Skype con Tortora, si comprende il meccanismo della costituzione delle srl ad hoc. «A registrare, si registra subito ...e quello che sarebbe il camerale, ci vuole una quindicina di giorni», spiega Tortora. La documentazione serve per il subentro in società. I due, poi, concordano: «... domani mattina avvisiamo ... (il nome del commercialista, ndr)». Quest'ultimo identificato dagli inquirenti nel professionista di Bellizzi , consulente e depositario delle scritture contabili per la maggior parte delle società riconducibili a Fiore, Tortora e Rubino. Nel prosieguo della conversazione, è chiara la volontà dei due indagati di intestare la nuova società ad un prestanome, «tant'è che - da un lato - Tortora detta i tempi del 'subentro diretto' nella società soltanto 'quando cominciamo a lavorare eh!' e dall'altro - Fiore chiarisce che «poi gli mettiamo un amministratore », scrive il gip.

I sequestri . Nell’ambito dell’operazione “All In”, che ha svelato il sistema fraudolento con il quale la mafia aveva messo l mani sui centri scommessa, i finanzieri di Palermo hanno sequestrato le seguenti srl: Tierre Games, di Roma; Gierra Games, di Bellizzi; Gaming Management Group, di Milano e Lasa Giochi, di Palermo. Nelle quali Tortora e Fiore erano, secondo i pm, soci occulti. Nell’ordinanza è citata anche l’Azeta games di Eboli, ma non è tra quelle sequestrate.

(m.l)