«È una forzatura l’ingresso del patrono al Municipio»

Il filosofo Pino Cantillo: «La sosta della statua rappresenta già l’omaggio verso la casa dei cittadini» Appello a Napoli: «L’amministrazione ci ripensi e non appoggi il braccio di ferro di alcuni portatori»

Del monolitico editto di Tessalonica redatto da monsignor Moretti per arginare il culto imperiale dell’(ex) sindaco divus, è rimasto poco. Un paio di divieti (il no all’ingresso della statua del Patrono nell’atrio del Comune e nella caserma della Guardia di Finanza) a fronte di un inaspettato - e per nulla scontato alla luce delle sommosse del 21 settembre scorso - via libera ad inchini, soste e giravolte. Ai portatori - restii a rinunciare all’ortodossia della tradizione e a scrollarsi di dosso un ventennio di teocrazia diocleziana - non basta. E il braccio di ferro continua. «Polemiche retrograde, che ci riportano indietro e non fanno crescere la città», taglia corto il filosofo salernitano Pino Cantillo.

Professore, l’ingresso di San Matteo nel Comune sta diventando una questione di vita o di morte. Se ne è parlato addirittura in consiglio comunale. Lei come la vede?

Penso che la processione si debba fare, su questo non ho dubbi perchè è una tradizione. E ritengo anche giusto che la statua del Patrono si fermi dinanzi Palazzo di Città per rendere un omaggio alla casa di tutti i salernitani. Non mi sembra invece necessario che entri nell’atrio, anzi, la vedo come una forzatura.

Perchè?

E’ solo da alcuni anni che la statua varca la soglia municipale. Prima non accadeva e in verità è un passaggio che non esiste in altre città italiane.

E quindi, cosa immagina?

Auspico buona volontà ed intelligenza. Il sindaco Napoli potrebbe ripensarci e far comprendere che la sosta dinanzi al Comune è di per sè un omaggio che il Santo rende alla città e che Salerno offre al suo Patrono.

In consiglio comunale ha sostenuto il contrario, sposando la causa dei portatori.

Quello di alcuni portatori è un braccio di ferro inaccettabile e ritengo che il Comune non debba in alcun modo appoggiarlo.

Mettiamo che Napoli cambi idea. Non è detto che lo facciano le paranze. E il 21 settembre potrebbe riandare in scena la stessa guerra tra ultras di un anno fa.

Certo, il rischio sommosse c’è e va evitato con un atteggiamento responsabile, sia da parte di Moretti che di Napoli.

Lei sposa la tesi in base alla quale attraversare quel cancello, per alcuni portatori, può rappresentare un segno di devozione e di rispetto nei confronti dell’ex sindaco?

Potrebbe essere così, ma credo che De Luca abbia, soprattutto in qualità di governatore della Campania, problemi più seri da affrontare. Se a pensarlo sono i portatori o alcuni di loro, commettono un errore. E a maggiore ragione l’istituzione comunale non dovrebbe sostenere in alcun modo queste forme di estremismo. La città non può nè essere turbata, nè essere messa in cattiva luce come è già accaduto.

E’ accaduto perchè si sono raggiunti livelli inaspettati di violenza.

E proprio questo non dovrà ripetersi. In questo Moretti deve fare la sua parte. L’arcivescovo probabilmente sconta il fatto di non avere un rapporto con la città e di non essere finora riuscito ad instaurare un dialogo con i vari strati della società.

Come valuta l’iniziale decalogo che rivoluzionò la processione e che poi è stato ampiamente modificato?

Che la processione debba essere ricondotta nei termini religiosi è giusto, com’è giusto che si evitino compromissioni con atteggiamenti folkloristici e di potere. Dall’altra parte ritengo che non si debba eccedere con i divieti, perchè anche il sentimento popolare deve essere rispettato.

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