LA RICETTA

Tagliatelle al tartufo nero di Colliano

È la stagione del fungo ipogeo dell’Alta Valle del Sele

"Massimo miracolo della natura è la nascita e la vita di questo tubero, che cresce isolato e circondato di sola terra". Il naturalista romano Plinio Il Vecchio ci ha regalato diverse definizioni di tartufo, compresa quella che lo definiva "il callo della terra", confermando che la sua scoperta ha provocato non pochi mal di testa. Qualcuno lo ritenne una pianta o un'escrescenza del terreno, qualcun altro addirittura un animale.

Oggi è chiaro che si tratti di un fungo ipogeo, il quale spesso ha donato buona sorte ai territori che lo ospitano. Come a Colliano, borgo di poco più di 3 mila abitanti dell'Alta Valle del Sele. Il suo centro storico merita una visita e molti assaggi. Questo comune, oggi Città del tartufo, segnato nella sua conformazione dal terremoto dell'Ottanta che lo ha devastato, ha saputo ricostruire una piccola economia attorno a questo prodotto.

Scoperto per caso, a fine anni Sessanta, in una faggeta del Monte Marzano, il tartufo nero (assieme allo Scorzone estivo) oggi è il simbolo della gastronomia locale.

Come preparare le tagliatelle al tartufo nero di Colliano

Realizzare la pasta fresca è, ormai, una tradizione sempre più rara. Nel caso in cui desideraste farlo, prediligete l’aggiunta di un uovo per dare maggiore sapore e corpo all’impasto.

In caso contrario acquistate una pasta fresca che si sposi bene al tartufo. Perfette le tagliatelle, ma non sono da meno i ravioli ripieni esclusivamente di ricotta vaccina.

Sciogliete un pochino di burro in una padella, dunque spegnete subito la fiamma. Saltate le tagliatelle cotte nel burro, aggiungendo un po' di pepe a mulinello e scaglie di tartufo fresco. Mantecate, se lo preferite, con del formaggio grattugiato. Meglio non sia troppo di carattere, bisogna lasciare spazio al tartufo.