LO STUDIO

Prendiamo un caffè? Sì, grazie

In nome della salute e attenti alla biodiversità

In Europa il 40% della popolazione decide di iniziare la giornata con una tazzina di caffè. Un rito, una tradizione, un gusto entrato nelle abitudini quotidiane da tanto tempo.

Ma spesso sfugge che il caffè è anche salutare, se non consumato in eccesso. La scienza ha dimostrato aiuti la riduzione del rischio di sviluppo del diabete di tipo 2, del morbo di Alzheimer e del Parkinson, e che sostenga le performance mentali e il sistema cardiovascolare. Il consumo, però, non dovrebbe andare oltre le 3/5 tazzine al giorno.

Ciò che spesso sfugge è l’impatto che questa abitudine ha sul Pianeta. Nel mondo si bevono circa 2,5 miliardi di tazze di caffè al giorno, l’Europa (che rappresenta il 33% del consumo globale di caffè) è il più grande mercato del caffè al mondo. Nei prossimi decenni la produzione di caffè potrebbe continuare ad aumentare, con un forte impatto sul cambiamento climatico. La produzione di caffè dovrà triplicare entro il 2050 per soddisfare la richiesta globale, ma ancora oggi il 60% dell’area idonea a coltivare caffè è coperta da foreste.

Un tempo il caffè si coltivava ai margini degli ambienti forestali, oggi si abbattono alberi per produrre, in enormi aree esposte al sole, i preziosi e amatissimi chicchi. Tutto questo avrà gravi conseguenze per specie già a rischio estinzione, come la tigre di Sumatra: l’Indonesia, dove vive questa specie, è infatti uno dei maggiori esportatori di caffè (insieme a Messico, Colombia, Vietnam e Brasile).

In Italia consumiamo, in media, 6 chilogrammi di caffè a testa, di conseguenza il futuro di queste foreste dipende anche da noi. Il Wwf ha lanciato un appello per ridurre questo impatto, invitando i consumatori a preferire caffè proveniente da aziende certificate e attente alla sostenibilità, anche se al momento solo il 20% delle aziende agricole lo sono.