ALIMENTAZIONE E SALUTE

Per gastrite e reflusso non serve mangiare “in bianco”

Cosa fare per combattere le questi disturbi sempre più diffusi

di Arianna Bruno

Gastrite e reflusso gastroesofageo sono tra le patologie più diffuse degli ultimi anni. Ad esse non sono collegate solo una serie di cattive abitudini alimentari, ma anche uno stile di vita sbagliato, caratterizzato dall’eccessivo utilizzo di farmaci e dalla frenesia della quotidianità. Le gastriti sono, infatti, il sintomo di un modo di vivere troppo spesso disordinato, a cui si aggiunge il consumo di determinati cibi o bevande che non fanno bene. Così ci si ritrova a fare un utilizzo eccessivo di gastroprotettori e ad intraprendere un’alimentazione “in bianco”, priva di gusto e nutrienti. Ma è giusto comportarsi in questo modo? Per rispondere alla domanda, abbiamo chiesto qualche consiglio sul tema alla dottoressa Paola Buoninfante, biologa nutrizionista specializzata in Bioterapia Nutrizionale.

Dottoressa, quando si presentano disturbi del genere quali possono essere le cause?

Le gastralgie possono essere conseguenza di cattive abitudini alimentari, come il consumo eccessivo di alcol, tabacco, caffè, cioccolato, alcune spezie come il pepe o cibi molto acidi. Anche l’utilizzo di alimenti troppo caldi o freddi o l’abitudine di mangiare in fretta senza masticare adeguatamente può essere causa di gastriti, poiché il cibo non viene predigerito dagli enzimi salivari ed arriva nello stomaco poco frammentato.

In questi casi serve mangiare “in bianco” o “leggero”, come si sente spesso dire?

In realtà questo è solo un luogo comune: abbuffarsi di minestre, pasta in bianco e non condita non risolve affatto il problema, perché i sintomi si ripresentano sempre. Non occorre una dieta leggera, ma una dieta semplice, ordinata e consapevole, che eviti di mettere nello stesso pasto cibi diversi. Il peperoncino, ad esempio, è da sempre demonizzato: in realtà può essere d’aiuto se inserito gradualmente, poiché la sua azione antibatterica accelera lo svuotamento gastrico ed ha un effetto cicatrizzante a carico della mucosa infiammata.

Alimenti consigliati?

È importante precisare che prima di tutto è necessario rivolgersi ad uno specialista per una diagnosi medica del problema. L’alimentazione, inoltre, spesso non basta da sola, ma può essere di supporto ad una eventuale terapia farmacologica. Le verdure trifolate o ripassate in padella con olio extravergine d’oliva, aglio e peperoncino sono molto più utili di quelle lesse, in particolare se si scelgono quelle lenitive come zucchine, finocchio o ortica, che ha un effetto cicatrizzante e riparativo. Utili anche proteine come prosciutto crudo, bresaola, speck, lonza, petto di pollo o scaloppine. Consiglio, inoltre, di preferire pasta o riso cotti al dente conditi con aggiunte e sughi semplici: un piatto ideale può essere composto da 50 g di pasta aglio, olio e peperoncino o con zucchine trifolate. Infine, è adeguato il consumo di frutti a ridotto contenuto di fruttosio e acidità come avocado, mango, papaia, banana e pera.

Quelli sconsigliati?

La frutta acida e zuccherina come ananas, arancia, ciliegie, mela o uva. Banditi anche i minestroni, i brodi ed i derivati del latte, che rallenterebbero la funzione epatobiliare e, di conseguenza, lo svuotamento gastrico.

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