Una vita spezzata a quindici anni

Quando un ragazzo di 15 anni si suicida la tragedia sta tutta lì, nella sua vicenda esistenziale conclusasi drammaticaticamente. Sono tanti quelli che si affannano per far emergere la verità, che si interrogano su quali potrebbero essere le reali motivazioni che lo hanno spinto ad interrompere il suo percorso esistenziale, a rinunciare a combattere una battaglia difficile ma affascinante qual è quella della vita.
L'adolescenza è un'età complicata, di estrema fragilità interiore. Ogni minima difficoltà appare un ostacolo insormontrabile. Come si fa a scoprire la verità?
E' possibile - mi chiedo -?
E' giusto cercare di capire, non dico il contrario. Ma ognuno dice la sua e si costruisce la propria verità, non quella oggettiva.
Saranno stati i compagni che lo prendevano in giro per la sua 'diversità'? Sarà stata la famiglia a non aver capito i tormenti interiori di un adolescente inquieto? Sarà stata la scuola a non aver percepito che in quell'animo covava una profonda malinconia e un malessere crescente che lo avrebbe portato ad una simile determinazione?
A domanda ciascuno risponde che no, non si tratta di omofobia, non si sono verificati 'incidenti' tali da giustificare il suicidio. Ogni parola, ogni gesto, a detta dei compagni di scuola, sono stati mossi da una condivisione goliardica. Anche i docenti hanno preso le distanze. Nessuna discriminazione, nessun atto di bullismo.
L'onorevole Pd Anna Paola Concia, che si batte strenuamente contro l'omofobia, ha incontrato per alcune ore gli studenti del liceo Cavour di Roma, frequentato dal giovane quindicenne suicida, e poi ha scritto: “Ho voluto farlo per capire cosa fosse accaduto davvero. I ragazzi mi hanno spiegato che hanno un doppio dolore: quello della perdita del loro compagno di classe e quello di essere stati descritti oggi su tutti i siti come i responsabili della sua morte. Li ho trovati sconvolti e ho riscontrato un contesto scolastico assolutamente non ostile alla diversità. Era sicuramente un ragazzo originale, di certo in cerca della sua identità, come molti a 15 anni, ma di sicuro questa sua diversità era ben inserita nel contesto della classe. La pagina su Facebook era una pagina costruita insieme a lui. Mi sono sentita in dovere di andare a capire che cosa fosse accaduto davvero, come avrebbero dovuto fare anche altri. Ho cercato di spiegare a quei ragazzi così addolorati, che il clamore suscitato da questa notizia, e forse da sentenze azzardate, è legato al fatto che il bullismo omofobo è diffusissimo all’interno di tutte le scuole e che la parola gay, omosessuale, o peggio frocio, è una parola usata per disprezzare. La diversità, l’originalità purtroppo sono sempre oggetto di derisione. Il ragazzo aveva oggettivamente dei problemi familiari - continua -. Purtroppo le ragioni profonde di questo suo gesto estremo le conosce solo lui. Ora resta la grande amarezza di una giovane vita spezzata e di una società, tutta, che a tutti i livelli – politica, scuola, mondo della comunicazione e famiglia – ha il dovere di costruire gli strumenti per contrastare il disagio giovanile. Qualsiasi sia stata la causa del disagio che ha portato questo giovane ragazzo a suicidarsi”.
Ecco, appunto. Le ragioni del suo gesto le conosce solo lui. Di certo, la società spesso si chiude a riccio rispetto a certe problematiche. Nei fatti, più che nelle parole. E i più deboli non reggono.
Concordo con il deputato Concia che è sul disagio giovanile che bisogna accendere i riflettori. La verità non la sapremo mai. Resta, quello sì, il dolore immenso della famiglia, che senza rendersene conto si è vista spofondare nella tragedia.