Un processo che farà luce sul "Modello-Salerno"

Deviazione del Fusandola

Non ho conoscenza di come funzionino le Camere penali. Però la “spaccatura” registratasi venerdì scorso all’assemblea della Camera penale salernitana (che dovrebbe permettere di tenere venerdì prossimo l’udienza davanti al Gup del procedimento “Crescent”, benché cada nell’ultimo giorno di sciopero dei penalisti) è una buona notizia per la nostra città. Quella del 31 infatti è un’udienza da rinvio, visto che il già 9 ottobre non si era potuta celebrare proprio a motivo di un altro sciopero. Ed il fatto che sia stata decisiva la posizione del presidente Silverio Sica (componente del collegio di difesa del sindaco De Luca che la Pubblica accusa ha chiesto di rinviare a processo), conferisce al fatto maggior rilievo. Sarebbe stato troppo facile strumentalizzare l’inaugurazione di “Largo Unione Camere Penali d’Italia” (l’attuale parcheggio a latere del Faro della Giustizia, una novità quasi assoluta nella toponomastica nazionale), fissata per il 29, stabilendo una liaison tra i due eventi. Meglio così. Perché è arrivato il momento di fare chiarezza, davanti all’intera cittadinanza, su che cosa sia stato e come abbia funzionato quello che va ormai sotto il nome di “Modello-Salerno”. E l’operazione-Crescent per contenuto e metodo può prestarsi – pur senza avere la pretesa di esaurirlo – a definire l’ubi consistam, l’essenza di quel modello. Il fatto poi che, per la prima volta in 20 anni di gestione ininterrotta di un potere quasi assoluto sulla città, il titolare di questo potere – legittimamente ottenuto, va sans dire, anche se il potere ha in radice una capacità persuasiva incommensurabile – il sindaco (attraverso i propri avvocati) si troverà di fronte e non dall’altra parte del televisore (sempre che il processo si faccia) una rappresentanza di cittadini che a sua volta tramite i propri legali sarà presente in tutta la fase processuale per fare quelle domande dirette e immediate che invano ha tentato di fare in 20 lunghissimi anni, costituirà un evento liberatorio di grande valore civile. Il processo potrà chiarire in modo finalmente contraddittorio quello che si è fatto come si è fatto. S'intende: limitatamente ai fatti contestati. Solo i processi politici si fanno in piazza. Nessuno immagina di usare le aule del Tribunale per fare un processo politico, semmai possibile solo dopo la pronuncia di una sentenza irrevocabile. Ma finalmente, anche per l’eventuale imputato principale (non per materia ma per ruolo) non si tratterebbe più del chiacchiericcio da bar sibilato dagli “amici” per caso o spiattellato pubblicamente dai “nemici irriducibili” sulle pagine dei social network. I cittadini – che in questi anni si sono fronteggiati su opposte trincee – sarebbero costretti a fare spazio, nei ragionamenti come nei pensieri, a quello che si dirà nell’aula del possibile processo. Tanto più di fronte a una sentenza che negasse o confermasse specifiche responsabilità. Un processo ben celebrato e correttamente riportato alla pubblica opinione può mettere fine alla discordia civile. Perché non c’è nulla di più salutare che conoscere la verità (si capisce, quella processuale) supportata da prove che ne diano evidenza. I reati ipotizzati nel procedimento penale n.13095/2009 per i quali i Pm chiedono il processo per il sindaco De Luca e 22 imputati non sono né pochi né da poco (si va dall’abuso di ufficio, al concorso, alla falsità ideologica, a violazioni degli artt. 146 e 159 del D.Lgs. 42/2004, di articoli delle NTA del PUC e RUEC di Salerno, nonché del DM n.1444/1968). L’accertamento della verità “processuale” sul caso-Crescent non rappresenta perciò solo un dovere di ufficio dell’Amministrazione della Giustizia, ma risponde anche a quella “fame e sete della giustizia” che spesso prende popoli e cittadini. Fare chiarezza è fondamentale perché a Salerno tornino ad avere senso le parole legalità, buona politica e democrazia.