Tonino “micciariello”, sindaco mancato

fiammifero

Come direbbero gli inglesi, Can I introduce you my friend Tonino “micciariello”? Antonio, ma nessuno lo ha mai chiamato così, ha circa sessant’anni. Il corpo è appesantito dall’età e dal cibo. È un mangiatore instancabile di pesce e riconosce le diverse specie senza alcuna difficoltà. Da ragazzino ha lavorato come avventizio al mercato ittico giù al porto e da allora non ha mai smesso di sentire il mare come risorsa di vita e benessere. È quello che si direbbe un salernitano verace. Ha abitato a lungo tra via Trotula De Ruggiero e via Tasso. Alla metà degli anni Novanta, però, ha lasciato il monolocale vista mare per andare a Pastena, lontano dalla movida. Tonino è fatto così, non gli piace essere conformista. Oltre al mare la sua più grande passione è la Salernitana. Ogni volta che la squadra gioca in casa va allo stadio in curva sud a tifare i granata. Un rito a cui si sottopone dai tempi del Vestuti che raggiungeva rigorosamente a piedi. Poi è stato costruito l’Arechi; forse anche per questo ha scelto di andare a vivere nella zona orientale. Non va più in trasferta dal 1999, quando prese fuoco il treno nella galleria tra Nocera e Salerno, ma se glielo chiedi ti risponde che la causa è la tessera del tifoso. È un tipo autonomo, pensa con la sua testa e spesso sbaglia, ma non ha nulla da rimproverarsi. È dipendente della pubblica amministrazione e, nonostante i colleghi gli riconoscano delle qualità non comuni nel risolvere i problemi più intricati, non ha fatto carriera a causa della sua allergia al rispetto gerarchico: se qualcosa non va te lo dice senza ritegno, foss’anche il Presidente delle Repubblica.

Non è sposato e non ha figli, in passato, però, ha avuto diverse donne e qualche compagna con cui ha condiviso un pezzo di strada. Ora sta bene così. Gli piace vivere da solo e mantenere le sue abitudini, ma non è un solitario. Si potrebbe definire un soggetto tranquillo ma il soprannome che gli hanno affibbiato, “micciariello”, ha una valida ragione: prende fuoco facilmente e diventa tutto rosso in volto, proprio come la capocchia di un fiammifero. A sua discolpa va detto che la rabbia gli monta solo quando sente puzza d’ingiustizia e allora non ci sta. Si dimena in maniera disarticolata, straparla gesticolando e, qualche volta, al colmo dell’ira lancia una bestemmia, di quelle belle “chiatte” che solo noi meridionali sappiamo inventare. Non è egocentrico, ascolta con attenzione tutti gli interlocutori e, se è il caso, interviene per dire la sua. Come la maggior parte degli italiani è un tuttologo, erudito e nozionista, con delle punte di genialità popolare difficili da trovare. Considera i social network un luogo per disadattati e masturbatori mentali: li chiama “onanisti psicopatici”; tuttavia è un divoratore di quotidiani e non disdegna qualche puntatina su Google. In apparenza è un burbero, non dà immediatamente confidenza: prima ti scruta, poi ti soppesa, infine ti interroga. Ma se al termine della chiacchierata s’incazza e ti stringe la mano con un sorriso comprendi di non essere passato inosservato. Chi entra nel suo cerchio magico può accedere ai suoi desideri più nascosti. Uno di questi, e non me ne voglia se lo rendo pubblico, è il sentirsi come una specie di sindaco mancato. Ogni tanto caccia fuori la storia, un po’ fantasiosa, che nel 1993 sarebbe potuto toccare a lui diventare un indimenticabile primo cittadino. In pochi sanno che porta con sé un quaderno dove segna tutto ciò che non va e quanto di buono è stato fatto. Ho avuto la fortuna di dare uno sguardo al libercolo e ho notato la precisione con cui ha indicato, anno per anno, i pro e i contro. Nell’ultimo decennio le pagine dedicate ai disservizi strutturali e congiunturali (proprio così c’è scritto) sono aumentate. Di recente ha inaugurato un altro quaderno in cui appunta le “possibili soluzioni alle disfunzioni urbane” (cito testualmente), classificandole per priorità cronologica e importanza tematica. Dopo aver dato un’occhiata al programma gli ho detto scherzando: “Toni’ te vulisse candida’ a sindaco?”. La risposta mi ha gelato: “Non posso perdere questa seconda occasione”.