Tonino, lo stratega della manutenzione

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Ieri ho incontrato il mio amico Tonino “miciariello”. Mi ha chiamato mentre stavo comprando il giornale, imitando il gesto della tazzina che va alla bocca. Entriamo al bar e ordiniamo due caffè. Parte in quarta: “Domenica hai letto l’articolo di Giuseppe Vuolo; eccezionale!!! Lo seguo sempre. Il suo resoconto sullo stato della città, in via di visibile degrado, è il corollario che conferma il mio pensiero”. Marcello: “Qual è ‘sto pensiero?”. Tonino: “Si dice che i comuni non abbiano più soldi, vero? E allora perché continuiamo ad indebitarci con grandi opere che non terminano mai? Passi la cittadella giudiziaria, passi il palazzetto dello sport (un vero aborto), passi la stazione marittima, passi persino la privatizzazione di un pezzo di costa cittadina per gli attracchi da diporto, il resto, ovvero le lottizzazioni, i riempimenti, il Crescent e così via che senso hanno?”. Marcello: “Caro Tonino queste sono discussioni ormai assodate su cui una parte della cittadinanza sta riflettendo da almeno tre anni”. Tonino: “Assodate un corno. È una questione di visione”. Marcello: “Cioè?”. Tonino: “Mi spiego. Se non ci sono più i denari perché ci s’indebita? Lo sai che tuo figlio quando è nato già aveva sul groppone un debito consolidato verso il comune di mille e duecento euro?”. Marcello: “Ma che dici?”. Tonino: “Moltiplicalo per ognuno dei residenti e vedi quanto fa?”. Marcello: “Con questo calore ci manca solo che mi metto a dare i numeri”. Tonino: “Sono circa 16 milioni euro più euro meno. Per invertire la tendenza bisognerebbe modificare gli obiettivi. Una volta consolidato il patrimonio abitativo e terminata la trasformazione urbana, che non può essere eterna, si deve puntare ad organizzare una macchina efficiente in grado di lavorare quotidianamente alla manutenzione della città: c’è un buco lo copro, c’è spazzatura la tolgo, ci sono gli scarafoni li elimino, si scassano le panchine le aggiusto, scrivono frasi del cacchio sui muri le copro e così via”.

Marcello: “Ma questo è il modello di Rudolph Giuliani nella New York degli anni Novanta”. Tonino: “No è il modello di Bologna da quasi settant’anni! La trasformazione urbana va concentrata in periodi di floridezza economica, nei momenti di magra bisogna essere flessibili: vuoi far lavorare le ditte del comparto edile? Bene, le impieghi per la manutenzione della città: un marciapiede da riparare, un manto stradale da appianare, un giardino da sistemare, l’arredo urbano da ristrutturare”. Marcello: “E come si fa?”. Tonino: “Salerno non è una metropoli, basta suddividere l’organizzazione degli uffici per squadre collegate ai quartieri. Gruppi d’intervento in cui ci siano i vigili, i tecnici, gli operai e gli assistenti sociali, con una rete sui territori che segnali per iscritto e con le immagini le diverse problematiche, anche usando gli stramaledetti social network. Il cittadino X può rivolgersi alla squadra Y che mette in moto un meccanismo di questo tipo: il vigile si reca sul posto valuta il problema lo esamina con il tecnico che programma il lavoro per gli operai, oppure richiede l’intervento degli assistenti sociali o entrambe le cose. Un servizio funzionante 365 giorni l’anno”. Marcello: “E i soldi per fare tutto questo dove li prendi”. Tonino: “Dalla spesa corrente. I dipendenti già sono pagati per fare questo è solo una questione di organizzazione decentrata e trasversale dei servizi; anzi se invece di fare le manfrine contro i sindacati si decidessero, quelli del comune, ad investire su tutta la struttura tecnico-amministrativa, modificando gli assetti secondo questa formula, troveranno sicuramente impiegati appassionati a cui affidare la cura dei quartieri. Spostando risorse da grandi opere spot alla manutenzione si modificherebbe, nel corso del tempo, anche il rapporto tra ente e cittadino. Una volta avviato l’ingranaggio di segnalazione e pronto intervento vedrai che spunteranno decine di comitati pronti a indicare i disservizi, realizzando una programmazione della manutenzione dal basso”. Marcello: “E se gli interventi richiesti superano le possibilità di rispondere prontamente ai cittadini non si rischia l’effetto opposto, ovvero l’inefficienza?”. Tonino: “E no, perché lì dove il comune non ce la fa ad intervenire in tempi certi può affidare direttamente ai richiedenti, previa valutazione dei costi e dei risultati, la realizzazione della manutenzione”. Marcello: “Ti posso dire un’ultima cosa?”. Tonino: “Si!”. Marcello: “S’è fatto friddo ‘o cafè!”.