Suguta Marmar, di Sergio Musungu Mazza

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In molti mi scrivete, con mio immenso piacere, che da questi racconti, dalle mie parole, riuscite a “vedere” questi posti, quasi come se voi foste qui con me. Non so se sono così bravo, sinceramente non credo, anche perché sono talmente tante le cose che vorrei dirvi, che vorrei raccontarvi, che così come ne scrivo una me ne viene in mente un’altra... CONFUSIONE.
L’altro ieri mattina, di buon ora, ci siamo mossi, io & Martin, il giovane autista della missione, in direzione POKOT, una tribù confinante con quella SAMBURU, che vive dal lato opposto dell’altopiano in una vallata tanto bella quanto isolata... La “missione” della giornata era riportare a casa per le vacanze scolastiche (hanno chiuso ieri il secondo trimestre e il 2 sett inizia il terzo, qui in Kenya l’anno scolastico si chiude a dicembre) 19 ragazzi della scuola Primaria (5-13 anni), stipati sul solito pick up, che appartengono appunto a questa tribù “rivale”. L’intento di Padre Stephen e della sua comunità (attraverso iniziative come questa “scolastica”, garantendogli la possibilità di studiare, andando a prendere i ragazzi e riportandoli a casa a inizio e fine trimestre, e il supporto dei POKOT con medicinali) è quello di ammorbidire i rapporti tra le due tribù, che nel recente passato sono stati molto tesi, con tanto di scontri e morti, a causa di razzie di bestiame. E a quanto pare la cosa sta funzionando... non c’è amore tra i due popoli, ma sicuramente “tregua”. Suguta Marmar si trova ai piedi di uno dei tanti immensi altopiani del Kenya settentrionale. Amaiya, la nostra destinazione, dal lato opposto, a circa 50 km di distanza. Per arrivarci, una volta scalata la prima parte di montagna per salire sull’altopiano, e attraversato questo infinito plateau verde, una tavola da biliardo lunga e larga svariate decine di km, irreale, tanto che sembra di essere sospesi su una nuvola, con il resto del mondo sotto di noi, abbiamo dovuto discendere a valle, lungo una “strada” che sembra non esistere, un misto di rocce, fango, e sterrato dove il fuoristrada più di una volta ha arrancato...
E così, di manyatta in manyatta (concetto simile, ma costruzioni molto diverse da quelle dei Samburu) il pick up si è svuotato. Poi, dopo una rapida visita ad un mercato di bestiame locale, dove ho avuto modo di osservare le differenze tra i “moran” (guerrieri) POKOT e quelli SAMBURU, e più in generale tra le due popolazioni, ci siamo rimessi in viaggio verso Sukuta... al ritorno abbiamo dovuto fare una strada diversa, girando in pratica attorno all’altopiano, facendo quindi molti più km, ma così evitando la impervia salita che non è consigliata se non in condizioni particolari.
Questo mi ha dato modo di attraversare il MUGIE RANCH, uno dei tanti parchi nazionali, abitato da tutti i BIG FIVE (Leoni, Elefanti, Rinoceronti, Leopardi e Bufali) più Antilopi, Gazzelle, Aquile, Giraffe e tante altre specie di animali “selvatici” che vivono assolutamente liberi! Non sono stato così fortunato da vederli tutti, ma sono riuscito a fotografare Gazzelle e Antilopi in “branchi” molto numerosi, intenti ad abbeverarsi ad una pozza d’acqua... e ho anche visto due Aquile “banchettare” sul cadavere di qualche altro animale. In pratica qui ogni uscita è come un grande Safari! E la cosa più strana è che ormai passare di fianco ad una zebra è diventato quotidianità... magie dell’Africa!
Nel pomeriggio ci siamo dedicati al basket, principalmente con i ragazzi più grandi della comunità, attorno ai 18-20 anni... Qui hanno la fortuna di avere un campo in cemento, mal ridotto ma pur sempre una rarità da queste parti... risale ad una decina di anni fa, e avrebbe bisogno di una risistemata! Ma questo non ci impedisce di giocare una partitella in allegria, scoprendo il loro bizzarro modo di giocare, alcuni in sandali, alcuni scalzi, altri con scarpe “comuni” tanto che io mi sentivo più diverso da loro per le mie comode scarpette da running che per essere l’unico bianco in mezzo a tanti neri. Hanno una discreta conoscenza delle regole (tranne che per il “fuori”, che lo interpretano come nel calcio) e una sommaria conoscenza dei fondamentali... abbiamo giocato a tutto campo, e spesso c’era chi si “dimenticava” di tornare in difesa, favorendo facili contropiedi! Corrono velocissimi, saltano, non so come fanno a non distruggersi le caviglie, e sicuramente ci siamo divertiti e per loro è stato piacevole avere un “musungu” in campo con loro. Purtroppo dopo un oretta di gioco ha cominciato a piovere, e poi è sceso un acquazzone da paura, e abbiamo dovuto interrompere il gioco.
Così ne ho approfittato per fare una chiacchierata sulla pallacanestro, sulle regole, mi hanno chiesto cosa pensavo di loro, ecc ecc...
Alla sera, poi, ho avuto il piacere e l’onore di partecipare alla “supa” (cena) di fine trimestre degli insegnanti della scuola Primaria della Consolata di Suguta Marmar (qui, in pochi mt, attorno alla missione, ci sono 2 scuole primarie, una pubblica e una gestita dalla chiesa, più “nursery” e “pre- school” e anche la Secondaria femminile (corrispondente al nostro liceo). Una cena molto semplice, dove le maestre hanno cucinato il solito riso, il chapati (una specie di piadina, che serve da accompagnamento) e il classico piatto di patate e capra...
E’ per loro l’occasione di salutarsi prima di tornare alle loro case per il mese di vacanza, di fare il punto della situazione con Padre Stephen, e questa volta, vista la mia presenza, anche di fare una “chiacchierata” su metodi diversi di insegnamento. Non voglio dilungarmi troppo, tornerò su questo argomento, visto che vi ho già parlato della scuola, approfondendo alcuni dettagli! Tra l’altro stamattina, tra un’oretta, sarò nella Primaria pubblica a fare qualche lezione di P.E. insieme ai loro insegnanti... una nuova affascinante esperienza.
Mi manca raccontarvi della giornata di ieri, e non mancherà occasione... succedono talmente tante belle cose che devo recuperare tempo per scrivervi! Ma come credo sia facile intuire ho ritrovato un pò di quell’entusiasmo perso nella seconda settimana a Lodungoqwe...  vi saluto, e vi auguro una bella giornata... godetevi un pò il caldo italiano, visto che qui si gela, soprattutto di notte (2 coperte non bastano per scaldarsi).