Stalking: l'unica strada è la denuncia

stalking_162532Intimidazioni, minacce, molestie, lesioni personali, aggressioni: tutto questo è stalking. Reato punibile per legge. Un fenomeno in crescita, da non sottovalutare, da denunciare.
Lo stalking è entrato a far parte del nostro ordinamento con la legge 38 del 2009 che ha introdotto all’art. 612 bis il reato di 'atti persecutori', espressione con cui si è tradotto il termine di origine anglosassone to stalk che fa riferimento alle condotte persecutorie e di interferenza nella vita privata di una persona. Fra le misure a sostegno delle vittime è previsto che "le forze dell’ordine, i presidi sanitari e le istituzioni pubbliche che ricevono dalla vittima notizia del reato di atti persecutori hanno l’obbligo di fornire alla vittima stessa tutte le informazioni relative ai Centri Antiviolenza presenti sul territorio e, in particolare, nella zona di residenza della vittima”.
Tutto parte da lì, dalla necessità che la vittima segnali l'accaduto ai Carabinieri per potersi garantire informazioni sulle possibilità di ottenere assistenza psicologica, consulenza pratica e legale, risarcimento da parte dell’autore del reato e dallo Stato e di conoscere sotto sua richiesta i risultati delle investigazioni concluse.
Primo elemento: l'80% delle vittime sono donne. A dirlo sono i dati forniti dalle forze dell'ordine. Perchè se le donne oggi sono determinate, forti, emancipate, in molti casi continuano a subire, restano subalterne. Le molestie possono essere scatenate dalle motivazioni più varie e avvengono anche tra persone dello stesso sesso: da rapporti sentimentali che finiscono o che non sono mai nati, da uomini rifiutati o abbandonati, da amicizie finite bruscamente, da chi sul luogo di lavoro esercita una pressione psicologica sui propri sottoposti utilizzando l'arma del ricatto (pena il licenziamento) per ottenere 'concessioni'.
Spesso le intimidazioni sono lente, distanti e le vittime fanno fatica a riconoscerne i primi segnali, fino a che la violenza non subisce la quasi inevitabile escalation. Può capitare che la vittima al principio sia indotta da pressioni esterne o si lasci essa stessa intrappolare dal senso di colpa, autoaccusandosi, quasi da aver provocato l'abuso. Sono percorsi mentali non facili da decifrare e che ci danno la percezione della complessità del fenomeno.
Secondo elemento: la legge sullo stalking c'è, ma così com'è non tutela a pieno le vittime. Molte donne hanno paura di restare imprigionate in una pericolosa spirale e non denunciano.
Come dar loro torto? Manca un'adeguata rete di protezione che coinvolga forze dell’ordine, magistratura e responsabili dei presìdi sociali e sanitari a supportarle. Dopo aver sporto denuncia, le vittime rischiano di trovarsi in una situazione ancora più critica, esposte nuovamente al contatto con i molestatori. In più, la querela è revocabile, quindi la vittima potrebbe essere costretta a fare marcia indietro dallo stesso molestatore o magari tendere ad ingigantire l'accaduto sapendo di poterci ripensare.
A livello nazionale manca un piano strutturato di azioni antiviolenza - attività di prevenzione, certezza del diritto e garanzie sui provvedimenti e sui tempi - e il sostegno agli operatori è del tutto insifficiente, tanto che molti centri antiviolenza del meridione sono stati costretti a chiudere per via dei tagli operati dal Governo.
Queste lacune rischiano di vanificare gli obiettivi della legge sullo stalking. Le donne si ritrovano spesso sole ed impreparate ad affrontare un problema così complesso.
Molte non sanno che prima di sporgere denuncia - e avviare un iter penale - possono ricorrere all'ammonimento che è un provvedimento amministrativo di cui si fa richiesta al questore. Il persecutore viene diffidato oralmente - ma al contempo viene redatto un verbale - dal compimento di nuovi atti persecutori e solo se in seguito mette in atto ancora abusi viene perseguito d’ufficio.
Né spesso le donne sanno che per supportare adeguatamente la propria testimonianza è opportuno raccogliere le prove (sms, foto, email, registrazioni, elenco telefonate) delle molestie subite.
Negli Stati Uniti si parla di introdurre nella legge già esistente il cyberstalking, ora che le molestie virtuali hanno cominciato ad essere pressanti quanto se non più di quelle reali. La discussione è nata per via di un'app che - se installata sullo smartphone della persona che si vuole controllare -, segnala gli spostamenti del telefono, permettendo di spiare la vittima senza spostarsi dal pc. Questo perchè, sebbene alle compagnie telefoniche sia proibito di divulgare informazioni sulla posizione di un numero cellulare quando vengono effettuate chiamate vocali, questa restrizione non viene applicata a tutte le connessioni Internet.
Anche in Italia le minacce corrono sempre piu spesso sul filo del web. I social network vengono arbitrariamente utilizzati dai molestatori per tormentare le proprie vittime. Sarebbe opportuno riflettere sulla necessità di mettere in campo forme di tutela anche su questo versante.