Sogno conformista di mezza estate

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La settimana scorsa passeggiavo sulla spiaggia, ormai ridotta, che si allunga tra Torrione e Pastena. Cercavo di cogliere l’espressione dei volti dei giovani ipertatuati e degli anziani annoiati per capire se, mentre si godevano un po’ di mare, stavano pensando, come me, ai tanti fatti che stanno caratterizzando questa estate salernitana. A sfogliare i giornali degli ultimi due mesi, sembra di essere piombati in una provincia assediata da corrotti, corruttori e diversi criminali (non mi riferisco a violenti delinquenti ma ai cosiddetti colletti bianchi diventati fin troppo sporchi).

Più mi concentravo sulle facce dei bagnanti e più mi tornavano alla mente le inchieste giudiziarie di questa calda stagione: la “linea d’ombra” paganese, un intricato intreccio di affari, politica e camorra; l’indagine “due torri”, che, dal nord al sud della provincia, coinvolge dipendenti pubblici, amministratori locali – di ogni schieramento politico – e imprenditori edili; l’affaire del Consorzio di Bacino Salerno 2, in cui sono implicati donne ed uomini della pseudo tecnocrazia salernitana; il crac Amato, metafora della sconfitta inferta dall’economia finanziaria a quella produttiva (al di là delle incapacità oggettive dei vari protagonisti) e dimostrazione della pochezza degli esponenti politici locali, spesso artefici del sottosviluppo meridionale (come ha recentemente scritto Carlo Trigilia); la condanna in primo grado per truffa dell’arcivescovo emerito, del suo cerimoniere e di un tecnico dal lungo corso politico; l’implicazione di un noto imprenditore di Battipaglia in un giro di estorsioni ed usura insieme ad elementi di un vecchio clan camorristico operante a Cava de’ Tirreni; e infine (anche se non è una questione giudiziaria, almeno per ora) il fallimento del Consorzio dei trasporti pubblici locali. Forse avevo dimenticato qualcosa, ma era già tanto sotto quel sole afoso. Tornato a casa, deluso per non aver trovato risposta nelle pieghe di quei volti storditi dal calore, ho acceso il computer e, navigando nella rete, mi sono imbattuto in un blog (agendapolitica.it) in cui leggevo: «Quando un amministratore pubblico ed uomo politico come il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca rompe gli indugi e dalla sua tribuna settimanale di Lira Tv interviene, in maniera dura, sui temi della giustizia e delle indagini che lo hanno tirato in ballo, crediamo opportuno che sia giunto il momento di riflettere… I Palazzi si sentono sotto assedio e con misura e moderazione provano a far valere le ragioni di una politica che ha fatto tanto negli ultimi anni, commettendo forse anche qualche errore. Salerno, però, in questi giorni pare essere diventata la capitale della illegalità». Eppure «a poche decine di chilometri due Enti di grande prestigio, in occasione di una manifestazione sportiva velica, per realizzare opere ed infrastrutture, con procedure di "urgenza", hanno utilizzato molti milioni di euro di fondi pubblici (e non privati)… nessuno solleva il minimo dubbio sulla legittimità delle operazioni. Nel Golfo di Salerno c'e' aria di bufera, in quello di Napoli, invece, calma assoluta». Come a dire che il malato è invidioso dello stato di salute del vicino di letto in ospedale perché non si lamenta dei suoi dolori. Difendersi, tentando di spostare altrove le proprie colpe non solo è infantile, ma è anche sintomo di una deresponsabilizzazione collettiva sedimentata da decenni di qualunquismo campanilistico. Insomma, secondo l’ignoto autore, qualche potere occulto tramerebbe contro Salerno per distogliere l’attenzione da Napoli. Mah! Meglio le facce smunte di bagnanti ignari che simili riflessioni di mezz’estate. Intanto è arrivata la pioggia, l’aria si è rinfrescata, può darsi che servi a schiarire le idee.