Simone Weil. La propria esistenza come esempio

Come in un torrido pomeriggio estivo quando arriva all’improvviso un acquazzone. La maggior parte della gente – in genere discinta e con tanti centimetri di pelle in esposizione gratuita – fugge al riparo. Lo scroscio inatteso sorprende, ma poi il formicaio torna a brulicare sereno. Ecco, mentre il nostro formicaio accetta serafico tutte le lordure della politica e della società attuali, arriva il temporale che scuote solo un attimo ma non ci cambia. E il temporale si chiama Simone Weil.Francese, filosofa, scrittrice. Morì di tubercolosi appena trentaquattrenne in Inghilterra e la sua fama, oltre che a una buona attività letteraria, è legata alle sue incredibili vicende esistenziali, che attraversò malgrado i problemi di salute: dalla scelta di lasciare l'insegnamento per sperimentare la condizione operaia fino all'impegno come attivista partigiana. La traccia più profonda che ci ha lasciato è sicuramente quella di una costante attenzione agli oppressi, ai meno fortunati, a coloro che vivono in difficoltà. Ma non a parole – ecco l’esempio - bensì concretamente. Nella sua prima esperienza da insegnante, in Francia, distribuì lo stipendio fra gli operai in sciopero e poi ne guidò la delegazione al Comune. E nonostante la retribuzione che riceveva come insegnante, decise di spendere per sé solo l'equivalente di quanto percepito come sussidio dai disoccupati, per sperimentare le loro ristrettezze di vita. Senza parlare dell’insegnamento che cercava di dare alle proprie alunne, alle quali vietava di studiare sul manuale di filosofia e rifiutando a volte di dare i voti.

 

Già malata seriamente, decise di sperimentare le condizioni di vita e di lavoro degli operai e si impiegò in una fabbrica metallurgica. Sintetizzò così quell’esperienza: “Mi è stato impresso per sempre il marchio della schiavitù”.  Attraverserà poi una lunga fase mistica e anche qui si distinguerà per atteggiamenti estremi. Uno per tutti: lavorò come operaia agricola, abitando in una casetta semidiroccata, presso la quale si nutrì di legumi colti dal terreno, cotti col fuoco della legn, bevve l'acqua a una sorgente e dormì al suolo, per poi recitare ogni mattina il testo greco del padre nostro. Seppe però distinguere il suo sentire dagli atteggiamenti della chiesa e disse di sé:  «Sono disposta a morire per la chiesa, se mai ne avesse bisogno, piuttosto che entrarvi».

 

Un altro suo lampo riguarda l’atteggiamento che hanno i partiti tradizionali e quello che invece dovrebbero avere. Nella sua opera che si intitola infatti “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”, la Weil sostiene che il loro scopo è purtroppo solo il potere e che tutte le democrazie governate dai partiti rischiano che uno di essi la distrugga. La sua ricetta è semplice ma fa sorridere pensando anche a una sola delle vicende politiche del nostro ultimo ventennio. Dice la povera Simone che i partiti devono diventare il più possibile anonimi e che il dovere di coloro che si pongono al servizio della volontà generale è «rimanere in certo qual modo anonimi, pronti a mescolarsi in qualsiasi momento con l'umanità comune».

 

Niente paura. Era solo un acquazzone estivo.