Se le poste ti fanno... il pacco

Poste_italiane

Una volta il posto alle Poste era un teorema matematico della politica clientelare. I ministri o i sottosegretari, appena occupata la fatidica poltrona, conquistavano il diritto ad aprire, nel proprio collegio elettorale, uffici postali in nuovi quartieri cittadini, in frazioni lontane dal centro o in piccoli paesini incastellati. L’obiettivo non solo era diffondere capillarmente il servizio ma anche far assumere qualche galoppino vicino al partito. I più fortunati si sarebbero ritrovati dietro uno sportello, quelli meno dotati (di conoscenze in alto loco) si sarebbero curvati sotto il peso di una borsa di cuoio sformata, andando in giro a portare lettere e raccomandate. Oggi i postini sono figure neglette, accantonate dall’avanzare di efficienti corrieri privati e dalla pervicace volontà dell’ente di dedicarsi unicamente alla vendita di remunerativi prodotti finanziari. Il crollo del servizio lo apprendiamo con sgomento quando, sulle cronache locali, leggiamo del ritrovamento di centinaia di raccomandate e avvisi di pagamento gettati nei rifiuti e mai consegnati. Ma l’esperienza più “esaltante” è sicuramente la mancata consegna di un pacco. Se malauguratamente non sei in casa, proprio in quella mezz’ora in cui arriva il trafelato portalettere, vi potrà capitare ciò che è successo a me.

Tornando a casa apro la cassetta postale e trovo una cartolina scritta a penna con una grafia che attribuiresti ad un medico specialista. La prima impresa è decifrare il numero della succursale a cui è stato destinato il pacco (per interpretare l’indirizzo dell’ufficio di riferimento ci vuole, invece, l’intervento di un paleontologo). L’avviso ti informa che l’oggetto può essere ritirato dal giorno successivo tra le dieci e trenta e le tredici e trenta presso la suddetta succursale. Nel mio caso si trattava dell’ufficio situato nei pressi della stazione ferroviaria (succursale 4). Arrivo intorno alle dieci. Premo il pulsante della macchinetta sputa numeri ma non esce niente. Un signore anziano mi avverte che la numerazione sarà disponibile dalle dieci e venti e che sono il sesto in ordine di prenotazione. Ben cinque utenti, tutti pensionati, sono già in attesa almeno da un’ora. Il cicerone in questione ripete la stessa tiritera per tutti quelli che entreranno dopo di me fin quando, arrivata l’ora x, la magica scatola gialla non comincerà ad emettere i bigliettini numerati. Sono le undici e trenta quando giunge il mio turno. Consegno all’impiegata la cartolina, la rigira, poi si reca agli scaffali. Cerca ma non trova. Confabula con i colleghi, quindi torna allo sportello e mi dice che la missiva non c’è. Le faccio notare, come annotato dal postino sul pezzo di carta, che si tratta di un pacco voluminoso contenente libri, per cui non può stare tra le raccomandate giacenti. La risposta mi lascia a bocca aperta: “Qui non si consegnano pachi”. Interviene un impiegato più giovane per sbrogliare la questione. Si mette al computer e digita il codice riportato sulla cartolina. Niente. Mi guarda sconsolato: “Mi dispiace questo codice non esiste e soprattutto non si riferisce ad un pacco”. La palla passa alla direttrice. Prende tra le mani il foglietto e lo sottopone ad attenta analisi, come se fosse “Il codice Da Vinci”, infine sentenzia: “Il postino che ha lasciato la cartolina non è quello che di solito serve la sua zona. È un sostituto e ha sbagliato a scrivere il codice. Allo stato attuale non siamo in grado di sapere dove sia il pacco. Bisogna attendere che il postino rientri dal giro per capire in quale succursale lo ha depositato”. Fotocopiano la cartolina e, dopo aver preso il mio numero di cellulare, mi dicono di attendere una chiamata in attesa di avere notizie dal CPO (il mega ufficio centrale me lo immagino come la fabbrica di Babbo Natale con centinaia di elfi che smistano pacchi inesitati). Era venerdì. Il lunedì successivo ricevo una telefonata alle otto e trenta. La direttrice mi informa che del pacco non si hanno notizie ma aggiunge “Stia sereno perché non ci dimentichiamo di lei”. È quel “stai sereno” che mi inquieta; infatti non solo non sono stato più contattato ma comincio a temere che il pacco si sia smaterializzato e disperso nell’etere. Il colmo è che i libri contenuti erano già stati pagati. Insomma, le Poste invece di recapitarmelo il pacco me lo hanno fatto.