Salerno tra passato e presente

panorama storico salerno

Mettendo in ordine alcuni documenti ho ritrovato la copia di un opuscolo, stampato nel 1928, con il quale si rendicontava il primo anno di attività amministrativa podestarile. Un libretto di propaganda politica recante lo sforzo compiuto dai fascisti per “portare Salerno all’altezza dei centri più progrediti”. Tradotto in termini attuali sarebbe “Salerno città europea”. Mi ha impressionato vedere, accanto all’effige di San Matteo, lo scudo tricolore alato con il fascio; poi, però, mi sono ricordato che anche nell’era odierna la figura del santo gabelliere è affiancata da un altro (S)imbolo. Il libricino in questione è un florilegio dell’attivismo e dell’efficienza del regime. Una città che cresce demograficamente perché ci sono “mezzi di trasporto… comode condizioni di vita, fiorenti industrie, attivi commerci”. Beh, in questo caso non riesco a trovare un corrispondenza con l’attualità. In realtà, gran parte del resoconto è dedicato allo sviluppo edilizio urbano dovuto, essenzialmente, all’azione del “capitale privato largamente impiegato in costruzioni. L’alito possente della vita nuova penetra e spinge, con ritmo accelerato, l’attività dei costruttori e l’antica città si estende, rapidamente… presentandosi, irriconoscibile, all’occhio del visitatore”. A parte il linguaggio ampolloso tipico dell’epoca, la congiunzione passato-presente, questa volta è davvero esemplare: la smania di costruire, affidandosi all’esperienza di “operosi” imprenditori edili, è una storia di lunga durata nel nostro capoluogo; come pure l’idea stessa che uno dei compiti precipui del governo locale sia rendere “irriconoscibile” la Salerno che conosciamo. Provate a rientrare in città dopo aver fatto un bel giro in barca in costiera amalfitana e comprenderete ciò a cui mi riferisco: la mole del Crescent ha cancellato il caratteristico paesaggio del centro storico.

È come se di colpo fossero svaniti nel nulla i versi di Alfonso Gatto, anzi è proprio grazie a quei versi se l’antico villaggio di pescatori, nonostante l’indecente barriera di mattoni, potrà sopravvivere nella memoria di quanti ne rimasero incantati sbarcando nella quiete baia. Sono sicuro che il “Duplex” considera simili riflessioni “amene cazzate”, “inutile fuffa”, “poesia da femminucce”, esattamente come avrebbe fatto il Podestà Conforti. Sì, Salerno è “irriconoscibile” ma non all’occhio del visitatore ma alla vista del salernitano abituato, da secoli, a cercare con lo sguardo, rientrando da mare, il grappolo di case, degradante dalla collina al mare, del borgo marinaro. Il cemento, ieri come oggi, per la classe dirigente locale è l’emblema della modernità. Fascisti e democristiani, il cui continuismo amministrativo è efficacemente rappresentato da Alfonso Menna (già allora vicesegretario comunale), puntarono sui lavori pubblici e sulle case per ottenere un vasto consenso sociale ed elettorale. Nel 2013 valgono ancora le stesse regole, al di là del colore politico connotante la ventennale (un’altra coincidenza) amministrazione. Nel messaggio conclusivo il Podestà scrive: ”Agli impazienti diciamo che la formazione della Nuova Salerno non può essere la fatica di un giorno: lo spirito fascista, che ci guida, abbrevierà il tempo richiesto per le auspicate riforme”. Ma la “Nuova Salerno” non è lo slogan che appare sui manifesti di propaganda, chiedo scusa volevo dire di comunicazione istituzionale del comune? Ora è tutto più chiaro.