Salerno 2013. Cosa è in gioco?

di Carmine Pinto
Le elezioni del 2013 sono le più importanti dopo il 1994. Quest’affermazione potrebbe rievocare modelli escatologici che si rinnovano ad ogni appuntamento elettorale. Invece questa volta è in discussione il sistema politico uscito dal 1994. Fino ad oggi il bipolarismo tra Berlusconi e l’anti berlusconismo era solido, i partiti anti sistema erano fuori dal parlamento, il Pd non aveva scelto una soluzione socialdemocratica. Ora è esattamente l’opposto, tutte queste variabili sono in campo e condizionano lo scenario nazionale e quello locale. A Salerno fino al 2009 c’era una dinamica consolidata. Il centro sinistra monopolizzava istituzioni e scenario mediatico. Tutti i contrasti per il potere, le clientele e i disegni politici si svolgevano in una particolare dialettica all’interno dei Ds (deluchiani contro bassoliniani) e tra questi e la Margherita. A livello regionale il precario quanto solido equilibrio tra De Mita e Bassolino governava sia le spinte del variegato e confuso Ulivo (Pecorario Scanio, Mastella, Rifondazione) che le più pericolose minacce interne. Il Centro destra aveva grandi successi alle politiche ma per il resto era generalmente un modesto comprimario. Solo nel 2010 si era ribaltato definitivamente lo scenario, con il Pdl alla guida delle istituzioni e, soprattutto, della regione, oltre che nel governo nazionale: il bipolarismo si era consolidato in Campania.

La crisi lo ha messo subito in discussione e ha moltiplicato i soggetti politici. Se i sondaggi hanno anche solo in parte ragione, tra poche settimane anche il M5S, l’area di Monti e quella di De Magistris avranno in Campania voti, parlamentari e una più o meno solida rappresentanza politica. Se a Salerno queste forze avranno una deputazione non è escluso che possano radicarsi sul territorio, creare liste credibili alle prossime amministrative, condizionare concretamente il dibattito politico. Sia l’Udc che Grillo e Monti hanno piazzato salernitani in zona di potenziale eleggibilità. Pertanto sarà importante comprendere  se le nuove formazioni modificheranno i rapporti di forza in provincia e saranno capaci di utilizzare la campagna elettorale per costruire reti territoriali.

Non meno rilevante è la vicenda delle coalizioni maggiori. Il Pd deve superare la sequenza di sconfitte iniziate nel 2008, confermate per ben tre elezioni successive, per conquistare il primato in Campania, senza scendere al di sotto della media nazionale. Nelle primarie tutti i notabili campani hanno sostenuto Bersani che ha preso più o meno ovunque la stessa percentuale. Invece gli ex Margherita hanno fatto cappotto nella scelta dei candidati in posizione di elezione, mettendo definitivamente in crisi la guida degli ex Ds. Già si parla di un lettiano come possibile candidato alla presidenza della giunta regionale in alternativa a De Luca. I rapporti di forza interni che usciranno dal voto segnarono i prossimi due anni e la leadership democratica. La vicenda del Pdl è altrettanto intricata. Caldoro, dopo il dramma Cosentino, deve portare un risultato brillante per difendere la giunta e la maggioranza regionale, il partito combatte in Campania una battaglia decisiva per la sua sopravvivenza a livello nazionale. Anche in questo caso, a  Salerno, le percentuali del Pdl e di FdI verificheranno le prospettive di due giovani leader come Carfagna e Cirielli, oltre che garantire il ruolo del centro destra in provincia e il risultato generale della Campania. Le prossime settimane saranno quindi la prima verifica del cambiamento nella classe dirigente di Salerno e della Campania.

pubblicato su "la Città" del 26 gennaio 2013