Resta solo il palazzo privato

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Ora che, alfine, il Soprintendente ha deciso (si ignora se e quanto rispettando la procedura) è chiaro che se il Crescent si farà, dovrà spogliarsi delle 2 Torri, (un sollievo per il Comune, che non ha soldi, e per  l’Autorità portuale fermata da un Ricorso al Tar) e “abbassare la cresta” per portarsi a un’altezza massima pari a quella del Municipio. Il Sindaco si è detto soddisfatto. La considera una “vittoria” che sgrava lui (per poco ancora) e il suo successore di un onere di 5 milioni che ora vagheranno in libertà. Il grosso del progetto mantiene, e saprà lui come farlo fruttare se sarà candidato alla Regione. Opposta la reazione di Italia Nostra e degli ambientalisti. Primo, perché il Soprintendente ha cambiato radicalmente parere rispetto all’avviso di diniego di qualche mese fa, quando sembrava condividere “la cesura” del paesaggio da parte della mezzaluna di Bofill. Si può pensare che eliminando le 2 Torri (che davano al progetto un estremo ancoraggio al concetto di pubblico interesse) il danno paesaggistico si annullerebbe come un ologramma staccato dalla sua sorgente luminosa? Una giravolta troppo radicale per essere credibile, che lascia un dubbio amletico sulla reale paternità delle prescrizioni. Questa sembrerebbe la chiave di lettura più facile. Ma potrebbe essercene anche un’altra più “difficile”. Questo parere – infatti – non chiuderà la lite giudiziaria sul Crescent. Italia Nostra e compagni hanno già individuato la strategia da seguire. E per loro attaccare un parere espresso al di fuori della procedura e carente nella motivazione potrebbe avvantaggiarli nella contesa legale che si aprirà. Perché fare quello che la Soprintendenza ha prescritto comporta di adottare una Variante urbanistica  con tutti gli annessi e connessi procedimentali. Obbiettivo del Comune è di mettere a frutto mediaticamente il parere del Soprintendente. Sostenendo all’udienza penale di venerdì che quel parere - sollecitato da Palazzo Spada - ha di fatto chiuso l'iter amministrativo relativo al progetto. Dunque, logica e diritto vorrebbero che si levassero i sigilli al cantiere per completare i lavori. E' chiaro che si tratterebbe di un tentativo. Perché nell’inchiesta penale ci sono altri e diversi fatti contestati, oltre la questione paesaggistica. E se per i Pm il Crescent è un progetto privato, il parere di Miccio ora lo avvalora. Non solo. Al momento non si sa se nelle 13 pagine del parere, il funzionario di via Tasso abbia ottemperato alla prescrizione della Sentenza di dicembre scorso del Cds di formulare un parere avendo presente il punto 12 della stessa. Punto che prendeva ben 10 pagine. Questo per dire che – anche a prescindere dall’azione penale in corso – è da sprovveduti pensare che il round si sia chiuso definitivamente a favore del Comune. Anzi proprio l’esistenza del fronte penale sul Crescent – cui potrebbe seguire presto un secondo filone sulla Piazza (per la Variante da 8 milioni) – se ci sarà processo, renderà problematica, se non impossibile, la ripresa dei lavori. Intanto, basta dare uno sguardo al timing del Pua di S. Teresa per capire molte cose. Start 10 gennaio 2007 (Delibera n. 4) con il Bando europeo. 6 luglio la Giunta (Delibera 950) dà incarico alla Lotti & a Bofill Taller de Arquitectura di progettare il "Fronte del Mare di Salerno”. Il 15 ottobre  al Settore Opere e Lavori Pubblici di via Roma arriva la prima release del Progetto Esecutivo della Piazza, del Crescent e della Vela. Nove mesi in tutto  - di cui 6 dal Bando all’aggiudica - e 3 “interminabili” mesi per la progettare un complesso residenziale da 125 mila mc. di cemento (B. Zanardi). Da tempo ormai la sagoma scheletrica del Crescent domina la Piazza anch’essa spettrale. ‘A gatta è ghiuta 'e pressa.