Raccontiamo la Salernitana

Lo scorso fine settima si è contraddistinto per i toni accesi inscenati dal patron Lotito che, da sempre, auspica un numero maggiore di tifosi allo stadio. La soddisfacente, rispetto alla categoria, media stagionale di tifosi non soddisfa, però, il presidente che continua a chiedere un riscontro maggiore soprattutto per “tutti gli impegni sin qui mantenuti”. Certo, i toni molto accesi della polemica, e le successive minacce di un possibile abbandono della Salernitana non sono condivisibili ma lo sono, invece, le idee giustamente ambiziose di vedere ogni domenica un Arechi sempre più colorato di granata che questa città potrebbe offrire, nonostante la crisi economica, proprio come promesso da qualcuno, che potremmo facilmente individuare, al duo Lotito-Mezzaroma. Mi è già capitato di scrivere su questo blog che lo zoccolo duro dei tifosi granata sono questi cinquemila, proprio come avveniva al vecchio e glorioso Vestuti, e che i grandi numeri all’Arechi sono stati raggiunti solamente con la squadra vincente del profeta Delio Rossi e con la comparsa dei granata per un solo anno in massima serie. Ovvio, che al di là di patti stipulati tra la società e i tifosi, il messaggio del Patron era rivolto a qualcun altro che, a quanto ci pare di capire, deve rispettare i patti che possiamo, però, solo ipotizzare. Detto questo, però, anche io vorrei vedere l’Arechi stracolmo di tifosi, imbandierato fino all’inverosimile per raccontare di una storica cavalcata granata verso la massima serie.

In tanti poi affermano che i giovanissimi, quelli che adesso hanno 15 anni, non conoscono la storia della Salernitana, che non possono affezionarsi ai colori granata se la società non studia delle iniziative per coinvolgere questi potenziali tifosi. Un problema simile, lo manifestano anche i tifosi del glorioso Torino, ma i giovanissimi, cresciuti in un’epoca dove il grande calcio è offerto quotidianamente a un costo accessibile in tv, si innamorano solo se arrivano i risultati e difficilmente si legano a squadre condannate a non vincere trofei prestigiosi. Però mi è piaciuta una proposta lanciata dal conduttore Enzo Landolfi, ospite domenica sera del programma televisivo “Salerno nel Pallone”. Il buon Enzo ha indicato una data importante per Salerno e noi tifosi: il 24 maggio. Il campionato sarà archiviato e quel giorno tutti ricorderemo l’incendio del treno che riportava a Salerno i tifosi dall’amara trasferta di Piacenza, e poi la morte avvenuta su quei vagoni dei “quattro angeli granata”. Quella data dovrebbe essere utilizzata per raccontare, non solo in tv, ma in tutte le scuole di Salerno e della provincia, sui quotidiani cittadini che cosa è avvenuto in modo tale che una tragedia simile non si ripeta più soprattutto dopo aver assistito a una partita di calcio o di un qualsiasi evento sportivo. Pensiamo al 24 maggio come se fosse il nostro capodanno, il momento della catarsi che ci conduce a una nuova vita. Consideriamo quella data come il nostro giorno della memoria, andiamo nelle scuole e raccontiamo la Salernitana, quella che ci ha fatto innamorare nonostante ci abbiamo impiegato 24 anni per vedere la serie B e cinquanta per rivedere la seria A. Raccontiamo la Salernitana e quei sentimenti che ci hanno spinto a percorrere in lungo e in largo la penisola. Raccontiamo tutte le nostre emozioni e proviamo a trasmetterle ai giovanissimi sottolineando, soprattutto, il rispetto per la vita umana e per chi innalza verso il cielo una bandiera diversa dalla tua. Diamoci da fare noi tutti giornalisti, tifosi, scrittori operatori culturali, insegnati rimbocchiamoci le maniche senza aspettare, così come spesso si fa a Salerno, che siano smpre gli altri a fare qualcosa. Probabilmente indicheremo ai ragazzi il giusto percorso e se poi qualcuno deciderà di sostenere la nostra amata Salernitana, a quel punto allora saremo tutti più felici.