Quarant'anni di passione

Il 21 settembre per Salerno non è un giorno come tutti quanti gli altri. Inutile girarci intorno, è il giorno dedicato al Santo Patrono Matteo: la processione, i riti, le tradizioni, panino con la milza e non solo. Quanto è accaduto lo scorso anno ce lo ricordiamo tutti, ma come ebbi modo di scrivere proprio nei giorni successivi, in questa processione non ci sono inchini camorristici, poi si sa che i potenti di turno possono cercare di trarre dei vantaggi da queste manifestazioni secolari sedimentate nel tessuto sociale. Nei secoli anche questo pensiero si è tramandato. Poi, invece, affermare che a Salerno la camorra non esiste si rincorrerebbe quel pensiero negazionista che viene, come al solito, smentito subito. Basta, semplicemente, prendere atto dei beni confiscati alla criminalità e affidati al patrimonio comunale per scalzare un’idea senza gambe. Ma il 21 settembre per Salerno rappresenta anche altro. La città che vive di pane e pallone, proprio il prossimo 21 festeggerà un compleanno molto importatane. Infatti, il 21 settembre del 1975 dieci ragazzi si ritrovarono dinanzi al bar Nettuno e da lì si incamminarono in corteo, direzione stadio Vestuti. Adolfo Gravagnuolo, Salvatore Fruscione, Enzo Bruzzese, Amedeo Gaudiani, Matteo Capacchione, Luciano Perotti, Nicola Borrelli, Francillon, Gigino Moscariello al rullante e Nicola Polito, quest’ultimo, purtroppo, deceduto. Ognuno di loro con una sciarpa a strisce bianco-granata, confezionate da una magliaia di Torrione, il primo bandierone con colori bianco granata e otto bandiere solo granata. Come se fosse carnevale, con loro portarono anche nove buste di coriandoli, cappellini di cotone granata fatti in casa ed un rullante. Questo corteo colorato si incamminò lungo via Velia, poi il Corso, su per piazza Malta e via Francesco Paolo Volpe. Giunti chiassosi al Vestuti, in piazza Casalbore, proseguirono per la prima volta per via Nizza tra lo stupore generale mentre già altri ragazzi si aggregavano al gruppo . Giunti al quadrivio con via Pier Paolo De Granita e via Memoli affrontarono ancora un centinaio di metri fino a entrare in Curva Nuova dove già faceva bella mostra di sé lo striscione, collocato in mattinata, con la scritta “Ultras Bar Nettuno”. Si posizionarono in curva creando, così, il “Nido” per i successivi quarant’anni. Con loro portarono una sedia pieghevole, vi salì in piedi Adolfo Gravagnuolo che accese un fumogeno arancione acquistato qualche giorno prima a Napoli in un negozio di nautica nei pressi di Santa Lucia. Il fumogeno venne legato con carta da imballaggio ad una mazza e ruotato in modo da avere una grande e movimentata scia di fumo. Per quei tempi si trattò di una scena inusuale è tutto lo Stadio guardava la Curva senza capire, però, il perché di quella scenografia. Da quella domenica e per sempre la Salernitana ha avuto i suoi Ultras. Qualche anno fa, intervistato da una tv locale, Adolfo Gravagnuolo dichiarò che il movimento ultras si cementificò nel corso degli anni soprattutto perché tutti quei ragazzi erano amici sui gradoni dello stadio ma anche durante la settimana. In pratica lo stesso sentimento che ha unito me e i miei amici negli anni successivi. Amici in curva sud e fuori. Qualche settimana fa, invece, sono stato ospite a Montecorvino Rovella per presentare il mio libro “Guidaci ancora Ago”. L’incontro è stato organizzato da Ivan e Flavio Cibele del bar Des Alles. Ad ascoltare me e Vladimiro D’Acunto con il quale ho dialogato, tanti ragazzi del club Montecorvino Rovella Granata. Ma cosa è venuto fuori da questa serata? Un aspetto importantissimo. I ragazzi, il più anziano ha venticinque anni, che mi hanno positivamente sorpreso per la loro sviscerata passione granata e per la curiosità mostrata nel voler conoscere un aspetto della storia della Salernitana, mi hanno confessato una cosa importante. Passione granata, certo, ma anche loro amici fuori e dentro lo stadio. Un aspetto fondamentale, che traccia una continuità importante con quel 21 settembre del secolo scorso. Al termine della serata, alla conclusione del mio breve monologo uno di loro ha acceso un fumogeno di colore granata. Mi sono commosso, pensando a quel fumogeno ruotato da Adolfo per la prima volta in Curva Nuova. Sono trascorsi quarant’anni ma il Nido continua a sfornare figli e figlie, fratelli e sorelle granata.