Quando la politica italiana diventa tutto un quiz

 

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L’inchiesta ebolitana sulle rumene trattate come schiave e costrette a votare Pd getta nuova luce sulla “grande festa democratica” delle Primarie cui si riserva immutato entusiasmo in quel partito. Aver trovato un modo all’apparenza democratico ma nella sostanza arronzato e manovrabile per scegliere i candidati è stato un po’ l’uovo di Colombo per spostare sui territori le faide elettorali un tempo svolte tra le direzioni del partito. Una buona scelta attuata nel modo peggiore, non controllabile, come s'è visto nelle Primarie campane, dove non si sa chi ha votato, dove ha votato, quante volte lo ha fatto. Con un risultato forse negoziato, che rimanda a un controllo del territorio di incerta natura democratica. Un risultato buttato ora sul tavolo come un poker d’assi per “pretendere” che venga corretto ad horas la cosiddetta legge-Severino nella parte in cui prevede la sospensione dalla carica per l'amministratore locale eletto che risulti condannato in primo grado per reati contro la P.A., tra cui l’abuso d’ufficio. Condizione nella quale verrebbe a trovarsi l’ex sindaco De Luca, se superasse il turno elettorale regionale a fine maggio. Riguardo a questo, si sta esercitando un'indicibile pressione mediatica per cambiare subito la legge, senza aspettare la pronuncia di merito della Corte costituzionale adita dal Tar di Napoli sul caso De Magistris. E senza sapere se e come essa valuterà eventuali profili di incostituzionalità del Dlgs-Severino, ci si propone di approvare una nuova legge che a sua volta potrebbe presentare nuovi profili di incostituzionalità. E questo, senza avere la sfera di cristallo per sapere se De Luca vincerà o meno le elezioni regionali. Con il chiaro intento di non nuocergli durante la campagna elettorale facendone uno sconfitto in partenza. Con un metodo giudicabile "political incorrect". In quanto De Luca, protetto da una nuova legge, diverrebbe eleggibile, senza che sapremmo mai se la normativa per la quale non lo sarebbe stato era o meno lesiva di principi e diritti sanciti nella Carta. Una nuova legge, prima della pronuncia di Palazzo Fuga, non sarebbe altro che un "soccorso amico" per il compagno brontolone. Anche perché non tutti gli studiosi condividono la posizione di Ceccanti (Pd), per il quale la previsione della sospensione per gli amministratori locali, a seguito di condanna di primo grado, sarebbe incostituzionale per eccesso di delega, in quanto la Legge 190/2012 faceva riferimento solo alla decadenza e non anche alla sospensione. Posizione avversata da altri giuristi per i quali i due termini appartengono allo stesso “genus” giuridico e dunque l’esclusione del secondo nella legge-delega non equivarrebbe a una “limitazione a legiferare” che il Parlamento avrebbe imposto al Governo. Detto questo, resta il fatto che, dopo il caso-Lupi e le sue dimissioni, Renzi è atteso ora al varco sul nuovo caso nazionale: la candidatura in Campania di De Luca, condannato per abuso di ufficio, decaduto per incompatibilità, sotto processo per i casi Sea Park e Crescent, sotto indagine insieme al figlio Piero per gravi reati in altre delicate inchieste a Salerno. C’è un rilievo istituzionale e morale dei fatti che prescinde dall’esito penale dei processi. Come si può pretendere di fare liste pulite quando il leader si vanta dei propri processi? Come si può chiedere fedeltà alla burocrazia quando si lancia il messaggio che “chi ha paura di firmare con me non può stare”? Se si sa che per non aver avuto paura di firmare, funzionari comunali di Salerno sono stati condannati (in primo e secondo grado) e sono ora sospesi dal servizio in base a quella stessa legge per la quale De Luca sta bussando alle porte di mezza Italia? Ormai all'Italia è rimasta la corruzione a farla "grande". E non la sconfiggeremo mai, se ce la facciamo con i farisei e i praticanti della doppia morale.