Quando c'erano le palafitte

Ristorante_Boccadoro

È sempre così quando inizia il campionato di calcio, Tonino “micciariello” scompare: esiste solo la salernitana; poi, partita dopo partita, torna lentamente alla realtà. Non ho voluto chiederlo, per evitargli un dolore, ma immagino si sia molto rammaricato per la sconfitta di Crotone. Ci siamo incontrati per caso nei pressi di Santa Teresa. Era steso di traverso come una lucertola a godersi il sole pomeridiano. Da quella posizione si rammaricava di non riuscire a vedere la marina di Vietri: “Niente Marce’, per ammirare la costiera devi puntare gli occhi su Capo d’orso!”. Preso dalla nostalgia del “suo” mare ha cominciato a raccontare di quando faceva i bagni allo stabilimento Savoia: “Ma non quello che hanno sequestrato”, ha voluto precisare con puntiglio. Ho provato a dirgli che non si può vivere di ricordi perché le città cambiano e si adeguano ai tempi, e lui di rimando con un pizzico di acredine, “soprattutto ai prepotenti”. Più guardavo questo sessantenne, o poco più, e più mi sforzavo di immaginare la Salerno in cui è cresciuto: il nascondino tra i vicoli del centro storico, i tornei di calcio a Santa Teresa, il lungomare con le fontanelle in pietra, le aiuole in ordine e le palme sane, le sfilate del carnevale, la Standa sul corso Vittorio Emanuele, non ancora pedonalizzato. Pastena e Mariconda erano estrema periferia e i residenti, quando venivano al centro, usavano l’espressione “Scennimmo ‘a Salierno” come se abitassero in un’altra città; o meglio quella locuzione era la spia dell’intramontabile idea che la città terminasse nei pressi della stazione, ovvero sulla sponda destra del fiume Irno.

Mentre ero perso nei miei pensieri, mi scuote: “Tu non puoi ricordare ma qui (alza la mano ad indicare un luogo sulla spiaggia) c’era la ‘Bocca d’oro’”. Lo spiazzo rispondendo di ricordare perfettamente il ristorante in legno, costruito sulla palafitta, che si protendeva in mezzo al mare. “E tu che ne sai?” ribatte sbalordito. Sono costretto, perciò, a renderlo partecipe di un momento d’intimità familiare: “Sarà stato il 1974. I miei genitori organizzarono lì il ricevimento per la prima comunione di mio fratello, anzi credo di avere anche un filmino in super 8 che lo riprende in tutto il suo splendore. Mia madre m’inseguiva sulle assi di legno scricchiolanti. Appena voltava lo sguardo, fuggivo nel tentativo di raggiungere le giostrine. Cadevo e mi rialzavo, cedevo e mi rialzavo, alla fine avevo le ginocchia impastate di sabbia e terriccio. Per me era la casetta celeste sul mare e fantasticavo l’esistenza di una sirena che di notte cantava nascosta sotto la palafitta. Fantasie di un bambino alla ricerca di una favola da raccontare”. Dopo aver ascoltato in silenzio, riprende a parlare: “Quello di cui non mi capacito non è il mutamento della città, dei suoi profili, del suo paesaggio, ma il disconoscimento di ciò che siamo stati, il costante richiamo a quegli anni come un periodo terribile, l’idea quasi di aver vissuto, fino agli anni Novanta, in un cesso senza accorgercene. La Salerno di allora, piccola ma con più abitanti di quella odierna, era piena d’iniziative: il teatro civile, il festival del cinema, la gara delle vetrine, il circuito automobilistico; i giovani, richiamati dalla nascente università e dalle fabbriche, erano dappertutto e persino più ricchi di oggi, perché c’erano meno disoccupati. Nonostante le bagarre tra i mammasantissima della Dc, e prima dell’arrivo dei socialisti, il comune era mediamente più efficiente rispetto agli altri della regione Campania e del Mezzogiorno. Efficienza che derivava dall’impronta di Alfonso Menna, sindaco ma pur sempre segretario comunale. Salerno era considerata il “nord” del “sud” per la sua produzione industriale. Perché nessuno le dice queste cose? Perché si parla solo degli ultimi vent’anni?”; “Toni’ a nessuno piace la storia, è più facile buttarla in polemica”; “In che senso?”; “Nel senso di far credere, a chi non conosce la storia, che le critiche servono solo a disturbare il manovratore”; “Ho capito, ma adesso siediti qua accanto a me e godiamoci lo spettacolo, il sole sta tramontando”.