Può la pubblicità istigare al femminicidio?

487622_509125052457283_594252253_nAhi, ahi, ahi...
E' polemica sullo spot diffuso in rete da un'azienda del napoletano che produce articoli per la casa. Una donna riversa su un letto e un giovane seduto accanto a lei che stringe tra le mani il panno miracoloso Kit Elite’ che - come recita la scritta - 'elimina tutte le tracce'. Sembra la scena di un femminicidio, proprio in un momento in cui si susseguono incessantemente casi drammatci di cronaca in cui le donne risultano tristemente interpretare il ruolo delle vittime. Immediate le reazioni rabbiose: in tante hanno riempito di insulti la pagina Facebook dell'azienda di casalinghi di Casoria, rea di aver commissionato una campagna pubblicitaria offensiva. Con l'accusa di inneggiare al femminicidio. Tanto che alcune parlamentari di Pd e Sel hanno immediatamente scritto al Presidente della Camera Laura Boldrini per chiederle d'intervenire sulla questione.
L'agenzia pubblicitaria si è chiusa in difesa, respingendo le accuse. Stefano Antonelli, il consulente marketing che ha curato la campagna, minimizza parlando di una 'classica tempesta in un bicchiere d'acqua' dovuta ad una 'lettura distorta del messaggio'. A guardare bene - lo si deve dire per amor del vero - l'altra versione dello spot offre l'immagine di una donna nel ruolo di 'assassina'.
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Antonelli fa luce sulla questione, sgombrando il campo da ogni dubbio. Spiega che la dittà voleva sì far leva sull'ironia del messaggio - che quindi era intenzionale -, ma che non c'era alcun intento offensivo nei confronti delle donne.
Di sicuro la strategia di comunicazione utilizzata ha finito col rivelarsi fallimentare - se non per il fatto che la vicenda abbia sollevato immediatamente un enorme polverone mediatico - visto che le deputate e senatrici di Pd e Sel Sesa Amici, Susanna Cenni, Stefania Covello, Titti Di Salvo, Nerina Dirindin, Donatella Ferranti, Maria Grazia Gatti, Rita Ghedini, Donata Lenzi e Raffaella Mariani, letteralmente infuriate, hanno sottoscritto una lettera/appello alla Boldrini per segnalare i riferimenti al femminicidio. Così come il capogruppo di Liberi per il Sud del Consiglio comunale di Napoli, Domenico Palmieri, è intervenuto parlando di 'cattivo gusto', sottolineando che 'le evocazioni dei 3 x 6 dello strofinaccio sono indecenti' e chiudendo con l'appello al sindaco Luigi De Magistris di far rimuovere i manifesti al più presto affinché si possa davvero 'eliminare lo sporco'.
Forse noi donne siamo troppo sulla difensiva, nella società attuale, viste le tante battaglie contro abusi e discriminazioni e in difesa della nostra dignità che ci troviamo a combattere con determinazione ogni giorno, ma - diciamoci la verità - il messaggio che passa con questo spot è da stigmatizzare senza se e senza ma. Rischia di contribuire ad alimentare la cultura della violenza, che sia di genere o meno poco importa. Di certo, alla base della costruzione della campagna pubblicitaria c'è stato un grave errore di valutazione, è mancata la reale percezione del potere mediatico del linguaggio pubblicitario.
Il fenomeno del femminicidio si sta radicando sotto i nostri occhi e non dobbiamo/possiamo permettere che nel tempo possa essere recepito come qualcosa 'che accade', quasi che lo dovessimo subire passivamente.