Prostituzione:una Italia “bigotta”, con tanti falsi moralisti

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E’ la notizia del giorno,destinata a diventare un tema di attualità corrente che scatenerà,per molti mesi , dibattiti, anatemi,distinguo,alimentando la nostra,oramai proverbiale indole “bigotta” e si leveranno alte le voci di molti falsi perbenisti:ad aprile Roma avrà il suo primo quartiere a luci rosse. Infatti entro tre mesi partirà l'annunciata, e più volte rimandata, sperimentazione sulla prima area della città dove la prostituzione sarà tollerata. Si tratterà di una strada del IX municipio, ancora da individuare. L'obiettivo è quello di liberare le strade dell'Eur dal fenomeno della prostituzione selvaggia e allo stesso tempo tenere sotto controllo il fenomeno, controllando anche eventuali casi di sfruttamento. Per attuare il progetto, il IX Municipio dovrà prima approvare un'ordinanza. Fuori dalle zone tollerate saranno previste multe ai clienti, fino a 500 euro, che saranno trovati in compagnia delle prostitute. Il costo del progetto sarà di circa 5mila euro al mese, che andranno in gran parte per le unità di strada, gli operatori sociali che monitorano l'attività delle ragazze ed eventuali casi di sfruttamento. Una parte sarà stanziata dal Municipio e l'altra dal Campidoglio. Ma il progetto ha suscitato diverse reazioni politiche. C'è chi la ritiene una decisione "coraggiosa" e chi un'idea"sconvolgente".L'operazione, ha chiarito il presidente del IX Municipio, parte in stretto raccordo col Campidoglio.Ma come sarà concepita l'area dove saranno spostate le lucciole romane e soprattutto quali strade saranno coinvolte? L'idea è portare le prostitute in una strada, o un piccolo gruppo di strade, lontane dagli edifici abitati e dal centro del IX municipio. Per ora la localizzazione delle strade non c'è ancora ma sarà un confronto in Prefettura, a individuarle. Le vie saranno controllate anche dalle unità di strada, veri e propri gruppi di operatori sociali con il compito di monitorare lo stato delle ragazze, eventuali sfruttamenti o stati di disagio fisico e psichico. Il Municipio pensa quindi ad una sorta di tutela sanitaria e sociale delle prostitute. Sono circa nove milioni gli italiani che vanno a prostitute secondo gli ultimi dati raccolti,praticamente lo stesso numero degli abitanti della Svezia. Il fenomeno della prostituzione,oramai una vera e propria piaga sociale in Europa e nel mondo,viene regolamentato in Germania, Olanda e in parte anche in Spagna,mentre è proibito a Stoccolma. L'Italia,invece, come al solito, sceglie l’ipocrisia ovvero una via di mezzo: chiudere un occhio. Il paese con il maggior numero di prostitute in Europa, secondo le stime, è la Germania dove sono circa 400mila. Nel 2002 è stato depenalizzato il favoreggiamento, e la prostituzione è stata equiparata a un qualsiasi altro lavoro. Chi si prostituisce può scegliere un inquadramento da lavoratore autonomo o dipendente, deve pagare le imposte sul reddito e l’Iva, e le case di appuntamenti sono imprese registrate. Sono obbligatori i controlli sanitari e l’uso del preservativo. Visto il numero elevato di soggetti coinvolti nel mondo della prostituzione rimangono problemi di attuazione della legge, e i pagamenti in contanti favoriscono l’evasione. Per questo alcune amministrazioni locali chiedono come tassa una somma forfettaria. I comuni hanno inoltre la facoltà di vietare la prostituzione in specifiche aree.Oltre a questi, altri Stati in Europa (Ungheria, Austria, Grecia,Lettonia, Svizzera e – in parte – l’Inghilterra) hanno adottato diverse forme di regolamentazione. Diametralmente opposto l’approccio alla prostituzione nei paesi scandinavi, noto anche come modello “neo-proibizionista”. Nato in Svezia nel 1999, e successivamente adottato da Islanda prima e Norvegia poi (2009), si fonda sull’idea che la prostituzione è sempre una violenza dell’uomo sulla donna, anche quando questa afferma di essere consenziente. La conseguenza è la criminalizzazione del cliente e non della prostituta (come invece accade in molti Stati dell’est Europa), anche attraverso un forte stigma sociale: chi viene sorpreso a ricercare sesso a pagamento viene pedinato e fotografato, gli viene spedita una lettera a casa e al processo viene fatto sedere al fianco degli eventuali sfruttatori, per fargli capire da che parte ha deciso di stare. Questa politica repressiva sembra funzionare, anche perché gode dell’appoggio di quasi l’80% dei cittadini (che a proposito si sono espressi in ben 5 referendum): il fenomeno della prostituzione è praticamente scomparso, spostandosi negli Stati vicini.Drammatico lo specchio della prostituzione minorile secondo il’ultimo rapporto CENSIS .In Italia tra i 1.600 e i 2.000 minori si prostituiscono per strada, il triplo in case e locali. E’ uno dei dati contenuti nell’ultimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, secondo cui la” tratta” coinvolge per lo piu’ minori stranieri e si configura principalmente come sfruttamento sessuale, anche se negli ultimi anni sono aumentati i fenomeni di accattonaggio e sfruttamento lavorativo”. Rispetto allo sfruttamento sessuale, denuncia il Rapporto, “…si diffonde quello indoor, all’interno di appartamenti, night o centri benessere: si tratta di una forma meno visibile e per questo piu’ preoccupante”. Vittime di tale sfruttamento sono soprattutto minori femmine, ma il fenomeno interessa anche maschi di origine rom o ragazzini di altre nazionalita’, che spesso sfruttano le facili opportunita’ di guadagno per ottenere i soldi che consentiranno loro di proseguire nel proprio percorso migratorio verso il Nord Europa. Difficile arrivare a una quantificazione delle vittime. Gli unici dati certi sono quelli relativi ai minori accolti all’interno delle strutture.I dati del Dipartimento per le Pari Opportunita’ sui minori assistiti attraverso i progetti rivolti alle vittime di tratta riportano un totale di 1.246 minori assistiti dal 1999 al 2011.A settembre 2012 risultavano 7.370 i minori non accompagnati segnalati al Comitato per i minori stranieri istituto presso il ministero del Lavoro.La Comunità Papa Giovanni XXIII ha rilasciato i dati di un’indagine svolta nel 2013 sulla prostituzione in Italia. Essi ci offrono una descrizione del fenomeno dal punto di vista delle donne sfruttate, vittime della violenza, e dei clienti.Nel 2013 sono 120.000 le donne vittime di sfruttamento della prostituzione e della tratta di esseri umani, di cui il 37% è arrivato in Italia da minorenne. Il fenomeno è imponente, coinvolge la criminalità organizzata a livello internazionale e rappresenta un mercato criminale molto florido.Il 65% di queste donne si prostituisce in strada, il 35% in appartamenti, locali o case private. A dispetto di ciò che si può credere, e che è stato detto, la maggior parte di queste donne non è prostituta per una libera scelta. Dai dati disponibili (OIM, 2009 e Caristas Migrantes, 2010) risulta che le donne trafficate (quindi ridotte in schiavitù) in Italia, erano tra le 19000 e le 26000 ogni anno. Al 2008, il 7% di queste persone era minorenne.La situazione, ad oggi, non sembra affatto migliorata. Anzi, il numero assoluto di prostitute è aumentato vertiginosamente. Le stime di Parsec (2005) parlavano di 45.000 prostitute, di cui 37.000 straniere.Dai dati resi noti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII emerge che le donne costrette a prostituirsi hanno per lo più nazionalità nigeriana. A seguire le donne di nazionalità rumena e albanese. Chi si prostituisce, nel 65% dei casi, lo fa per strada ed ha età, per il 37% dei casi, dai 13 ai 17 anni; 52% dai 18 ai 30 anni; 11% sopra i 30 anni. Superfluo ricordare che il 100% ha subìto violenze sessuali, fisiche o psichiche .ma chi sono i clienti delle prostitute? Per il Gruppo Abele, i clienti - in gran parte sposati (77%), appartenenti al ceto medio alto (56%) e nella fascia d'età compresa tra i 40 e 55 anni (43%) - sono 2,5 milioni, per altre associazioni di più. Una fotografia impietosa dello stato delle cose attuali,su cui Roma ,con la sua proposta ha acceso i fari e sembra voler dare una “scossa” ad una situazione che tante volte dalla politica è stata affrontata,ma a cui mai in,modo determinante, si è trovata una soluzione,o per meglio dire non si è mai voluta trovarla Nel corso del Vienna Forum to Fight Human Trafficking, promosso in Austria nel febbraio 2008 dalla Global Initiative to Fight Human Trafficking delle Nazioni Unite (UN.Gift), si è parlato di un business di circa 32 miliardi di dollari l'anno. L'industria della prostituzione rappresenta una voce importante in molti Stati nel Nord come nel Sud del pianeta. In Olanda, ad esempio, corrisponde a circa il 5 per cento del Pil,in Giappone è tra l'1 e il 3 per cento. In Paesi come Thailandia, Indonesia, Malaysia e Filippine, l'Oil stima che possa rappresentare tra il 2 e al 14 per cento dell'insieme delle attività economiche. In Danimarca, l'industria della pornografia è la terza per importanza del Paese. Più in generale le "industrie del sesso" sono ormai diventate delle vere e proprie multinazionali.In Italia, se si considera che in media il prezzo di una "prestazione" in strada si aggira attorno ai 30 euro - ma per le nigeriane anche solo 10 o 15 euro -, e che ogni "prostituta" ha normalmente una decina di clienti al giorno, ogni ragazza rende al suo sfruttatore dai 5 ai 7 mila euro mensili. Il giro di affari complessivo va dai 150 ai 250 (e oltre) milioni al mese, secondo una stima molto prudenziale.Dati che fanno rabbrividire ci mettono con le “spalle al muro”e che richiamano tutti ad una forte presa di coscienza.Un’ultima considerazione:secondo le ultime dichiarazioni rilasciate da tanti italiani a radio,tv,carta stampata,dai cittadini semplici a personaggi pubblici risulterebbe che solo l’1% ammette di andare a prostitute,gli altri si limitano a dire che :”Sa…poi io ..tengo famiglia!”.