Pertini e la volgarità politica

Pertini - Pazienza

Questa sera nella biblioteca comunale di Scafati si celebrerà la figura di Pertini. La sezione Anpi ha realizzato una mostra in cui si racconta per immagini la storia del “partigiano Presidente”. Mi è capitato più volte di parlare e di scrivere di Pertini, ma rimane davvero entusiasmante il ritratto che ne fa Oriana Fallaci su “L’Europeo”, nel 1973, mentre è Presidente della Camera: “Si conosce il suo bel passato di antifascista condannato all’ergastolo e a morte, il suo bel presente di socialista privo di fanatismi e di dogmi, il suo coraggio, la sua onestà, la sua dignità, la sua lingua lunga. Nessun segreto da svelare su questo gran signore che della libertà ha fatto la sua religione, della disubbidienza il suo sistema di vita, del buon gusto la sua legge. Nessuna scoperta da annunciare su questo gran vecchio dilaniato dalle dolcezze e dai furori, collerico, impertinente, elegante di dentro e di fuori, con quelle giacche sempre impeccabili, quei pantaloni sempre stirati, quel corpo minuto, fragile, che nemmeno le legnate degli squadristi riuscirono a frantumare”. E quella dell’antifascista Pertini è una storia che si collega al nostro territorio attraverso il legame con il “Maresciallo rosso”, Giuseppe Gracceva, il quale gli salvò la vita facendolo fuggire, insieme a Saragat, dal carcere di Regina Coeli. Gracceva, era romano, ma nel secondo dopoguerra divenne Presidente dell’Eni Sud e con la sua famiglia si stabilì nella nostra provincia. Poi rientrò a Roma dove morì nel 1978.

Ma Torniamo a Pertini. L’attacco dell’intervista con la Fallaci è tutto un programma: “La politica se non è morale non m’interessa. Io, se non è morale, non la considero nemmeno politica. La considero una parolaccia che non voglio pronunciare. Mi dia pure del sentimentale o dell’ingenuo. Tanto non me ne offendo, per me anzi è un onore. Ma non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico. È un affarista, un disonesto”. Oggi sono i movimenti nati fuori dal tradizionale sistema dei partiti ad urlare la parola onestà, con la quale implicitamente condannano la classe politica nazionale. Ma la retorica dell’onestà c’è sempre stata come una sorta di riconoscimento ad un certo modo di essere intransigenti e italiani atipici, come se fosse il vezzo di una minoranza che non vuole saperne di sporcarsi le mani con “il sangue e la merda”. Ma in Pertini si capisce subito che la sua presa di posizione non è una captatio benevolentiae ma un aspetto connaturato al suo senso del dovere: “Se li esamina bene, questi che affermano: ‘In politica essere onesti è un’ingenuità’, sono disonesti anche nella vita privata. Ladri di portafogli. Oh, la politica io l’ho sempre vista come una missione da assolvere nell’interesse del popolo, al servizio di una fede. L’ho scelta come una fede, come un lavoro, nello stesso spirito dei preti che dicono ‘Sacerdos sum in aeternum’. Lo capiva anche mia madre. Mia madre non condivideva le mie idee: era una cattolica, lei, una credente. Però era fiera di me e ripeteva: ‘Ah, se il mio Sandro fosse stato un soldato di Cristo, che bel soldato di Cristo sarebbe!’. E aveva ragione. Perché io non avrei fatto il parroco o il cardinale. Avrei fatto il missionario”. Quanti dei politici attuali sarebbero in grado non solo di ripetere, ma anche di immaginare una simile altezza spirituale nell’agire pubblico? E pur avendo dovuto seguire la via dell’opposizione intransigente, negli bui del fascismo e gloriosi della Resistenza, ha sempre aborrito la violenza come metro di confronto: “Non ho mai fatto a pugni. Ho preso tante legnate dai fascisti e non gliele ho mai restituite”. Un atteggiamento quasi ecumenico, come quando viene a sapere, nel 1945 a Milano, dell’imminente fucilazione dell’uomo che lo denunciato nel 1929: ne impedisce l’esecuzione perché sarebbe stata una vendetta personale. Che direbbe oggi Pertini di fronte alla volgarità della politica nazionale? Ah, se potesse tornare solo per un’ora qui tra noi mi piacerebbe accompagnarlo da Verdini “per vedere l’effetto che fa”.