Per le "luci" occorre un tagliando completo

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Dopo il blocco totale di domenica scorsa della mobilità cittadina, sarà questo lungo ponte dell’Immacolata a dire un parola chiara e forse risolutiva sulla sostenibilità per una città come Salerno a ospitare un evento come “Luci d’artista”. Le due “cose”, infatti, per come entrambe sono fatte, non sembrano compatibili. E poiché poco ha giovato la “grande trasformazione urbana” a migliorare la mobilità in città, bisognerà giocoforza agire sull’evento per renderlo conciliabile con la nostra struttura urbana. Per capire come e dove intervenire, si dovrà partire dalle dimensioni assunte dalla kermesse negli ultimi anni. E avere qualche idea orientativa su quello che si può fare, piuttosto che su quello che si vorrebbe fare. Per fortuna, siamo molto lontano dalle “apocalittiche” cifre che avevano indotto Philippe Daverio a promettere che avrebbe mangiato un cane impagliato, se a Salerno fossero arrivati i 2,5 milioni di visitatori favoleggiati allora dal sindaco De Luca. L’afflusso più imponente si concentra tra il ponte dell’Immacolata e il Concerto di fine anno. Tra il 5 e l’8, pare arrivino in città 500 pullman. Circa 30.000 visitatori, cui se ne sommeranno 3.000/3.500 ospitati nei 12 alberghi e 136 tra B&B e pensioni censiti da Tripadvisor. Diventa importante sapere quanta gente verrà nei 4 giorni del ventilato “pienone”. Se già a quel livello, la città andasse in sofferenza (nel senso che i cittadini fossero costretti a una sorta di “auto reclusione” in casa per non rischiare lunghissime code in auto o a piedi), significherebbe che non sono le paventate folle oceaniche a bloccare la città, ma la sua struttura urbana in simbiosi con un deficit organizzativo nel gestire in sicurezza grandi affollamenti. E che l’evocazione di 2,5 milioni di persone sarebbe il paravento dietro il quale celare l’incapacità organizzativa della macchina comunale. Tanto più censurabile, perché in 10 anni avrebbe fatto solo prove generali, senza far tesoro delle criticità via via rilevate, adottando i necessari rimedi. E tanto finirebbe per indurre a un giudizio politico negativo sulle capacità gestionali della classe dirigente locale che da 20 anni ambisce a collocare la città nel novero di quelle più efficienti e moderne d'Europa, con le quali spesso si compara. Se invece al grande patrimonio di best practices europee si fosse ispirata, di idee ne sarebbero venute, eccome. Idee su che cosa fare, come, quando, con quali mezzi e quali scopi. E ammesso per celeste illuminazione proprio sulla magia delle luci si fossero concentrati l’attenzione e il desiderio di emulare, sarebbe bastato non fermarsi dietro l’angolo di casa, tra Paternopoli e Pomigliano d’Arco, ma spingersi più in su, fin nel cuore dell’Europa continentale, a Lyon, terza città francese che sorge alla confluenza del Rodano con la Saona. Mezzo milione di abitanti e una ricchissima storia alle spalle di cui va fiera (il suo motto “Avant, Avant, Lyon le melhor” non necessita di traduzione). Lì, partendo da una tradizione che risale al 1643, quando la Vergine salvò la città dalla peste (non si sono dovuti inventare niente), è nata la Fête. Da allora, l'8 dicembre ogni famiglia accende una candela sulla finestra per ringraziare Maria. Dal 1989, la Fête des lumierès si svolge ogni anno per 4 giorni (con l’8 dicembre centrale; quest’anno è stata rinviata al 2016 in omaggio alle vittime dell’attacco terroristico a Parigi) si è data una struttura giuridica, organizzativa e finanziaria idonea a sostenere l’impegno di ospitare milioni di visitatori l'anno. Cosa fanno di tanto bello a Lione? Ad ogni edizione presentano 70-80 nuove installazioni luminose, pensate e progettate da artisti di tutto il mondo (per i nomi si può vedere il sito www.fetedeslumieres.lyon.fr/en; c’è anche una sezione “giovani” dove si insegna a fare i "primi passi") nei punti più belli della città per architettura, monumenti o paesaggio. La governance dell’evento è nelle mani dei soci fondatori: Ville de Lyon, EDF (Ente elettrico francese, 53 miliardi di euro fatturato nei primi 8 mesi 2015) e Le mat’electrique (un salone dell’elettricità). All’impegno finanziario contribuisce una ricchissima rete di 70 partner nazionali e internazionali, tra i quali i nostri Cnr e Ferrero, Orange, Carrefour, Sytral, Philips, Sncf, Eurovia, Solvay, Toshiba, France3, L’Express, Le Monde, Europe1. Per visualizzare il loro standing si può andare sui rispettivi siti web. Inoltre, altri otto partner istituzionali – tra cui Cci Lyon (la Camera di Commercio), la Regione Rhȏne-Alpes e Grand Lyon (l’area metropolitana) - affiancano i fondatori nella gestione. Per carità, si tratta di altro contesto, altra mentalità e altra cultura amministrativa. Non per niente i francesi hanno avuto Napoleone, e noi no. Ma le idee buone non sono coperte da copyright. Restano per sempre patrimonio dell’umanità.