PARTITO DELLA NAZIONE, PROVE GENERALI A NAPOLI

 

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Secondo recenti sondaggi il distacco tra i due veri competitor per Palazzo San Giacomo, De Magistris e Lettieri, è a un'incollatura. E questa, per l’imprenditore napoletano che vanta affinità elettive con il Governatore De Luca, potrebbe essere la volta buona per scalare il potere in città. Non perché lo dica Euromedia, ma perché – ripeteva Ferrini – lo dice il ragionamento stesso. Quale sia l’essenza del ragionamento è presto detto. L’economia italiana è in recessione dal 2008. Un effetto collaterale non desiderato della globalizzazione, che ha prodotto la caduta verticale della produzione e, quindi, del livello di occupazione. Ma anche il risultato del mancato appuntamento del nostro Paese con le riforme che lo ha bloccato a lungo in uno stato di “svantaggio competitivo” sul mercato globale. A due anni dall’insediamento, il Governo però una serie di riforme, bene o male, le ha fatte. E dunque non può più raccontare in giro che l’economia non cresce perché esse non sono state realizzate. Se davvero era questo il problema, ora l’economia deve ripartire. Mandando segnali forti di inversione di tendenza nei dati macroeconomici di Pil e tasso di occupazione, con una crescita di entrambi ben oltre lo zero virgola. E per accelerare la ripresa, non si può cominciare dal nord, dove la domanda aggregata è anelastica (per il più elevato tenore di vita), ma bisogna farlo dal sud dove essa, stimolata da ingenti iniezioni di liquidità nel sistema (Fondi europei, Patto per il Sud). può far schizzare in alto sia la crescita che l’occupazione. Ma il Sud non è tutto uguale. Per questo, Renzi scelse fin dall'inizio di puntare sull’ex sindaco di Salerno, accogliendolo tra i supporter per le Primarie, quando i 32 mila voti portati in dote (1,7%) si perdevano nel mare magnum dei quasi 2 milioni di voti ottenuti alla Convention. Da allora – dopo la buriana delle inchieste giudiziarie – il destino dei due si è sempre più intrecciato. E oggi la pensano allo stesso modo anche riguardo al Partito della Nazione, verso cui entrambi convergono. Ma se De Luca in Campania tardasse a produrre i frutti sperati, le cose si metterebbero male anche per il leader del Pd. Non a caso è partito il mantra “se riparte la Campania, riparte l’Italia”. Un obiettivo che nessuno dei due può mancare. Ma che con De Magistris sindaco sarebbe complicato raggiungere, mentre con Lettieri un po’meno. Questa è la ragione per la quale Renzi a Napoli ha scelto di seguire le convenienze di De Luca, mettendo fuori gioco Bassolino, e trovando un nome di bandiera per il Pd, sapendo che la partita vera si giocherà tra il sindaco arancione e lo sfidante ex scugnizzo della Duchesca, oggi riverito patron di Atitech. Venerdì però è successo qualcosa che può riaprire i giochi. La decisione del Pd di allearsi con Ncd e Ala ridà fiato alla candidatura della renziana Valente. Più di 15 mila voti (D’Anna era già con De Luca) che a parità di affluenza valgono il 5,36%. Cioè poco meno delle due liste civiche di appoggio a De Luca che nel 2015 ottennero il 6,62%. Che farà ora De Luca? Il ruolo istituzionale, sulla carta, dovrebbe farne un osservatore distaccato. Ma lo sarà? Un po’dipenderà da cosa faranno i bassoliniani che si sono opposti all’ingresso di Ala nel “Partito della Nazione” appena battezzato a Napoli. Nessuno sa oggi quanti siano. Ma è certo dove saranno loro, non ci saranno i deluchiani. E se quelli si asterranno, i secondi saranno costretti a scegliere, perché nel 21% del Pd alle regionali c’erano anche i voti di don Antonio. Per cui  a questo punto si può prevedere che ciascuno schieramento punterà a un risultato utile. Per il Pd, proiettato verso il Partito Nazionale, sorta di buco nero che tutto ingloba (qualcosa che una volta definivano “ammucchiata”),Valente o Lettieri pari sono. Quanto agli arancione, per rivincere dovranno solo sperare che stavolta i 5 Stelle non si distraggano guardando la luna.