Ora però è proibito sbagliare a Salerno

pienza

Domani alle 17 nella Sala-conferenze del Museo diocesano si terrà un Convegno impensabile a Salerno solo pochi mesi fa. Non tanto per il tema: “Stop al consumo del suolo” (in una città dove secondo l’urlata propaganda del Palazzo è in atto la più grande trasformazione urbana europea), che vale da solo una dichiarazione di guerra – quanto per il parterre di adesioni: ben 16 tra Associazioni e Comitati che condividono l’iniziativa di Laboratorio 20 di “dare respiro alla città”. Associazioni e Comitati che costituiscono la “ridotta” della democrazia italica, e spuntano ovunque nasca un problema che non trovi rapido ascolto politico. C’è attesa per l’esito di questa “prova” che segue a distanza di giorni la nascita del presidio salernitano di “Libera”, l’associazione di don Ciotti contro le mafie e per la legalità. E a distanza di poche settimane la presentazione alla città del PRCS da parte del Forum della Cultura avviato da Luciana Libero e Anna Nisivoccia. Bisognerà seguire con attenzione il dibattito che si svilupperà nel Convegno tra i vari soggetti aderenti, sia sul tema specifico dello sviluppo urbano che su quello più politico di una possibile convergenza programmatica sopra una diversa idea e forma di città. Inutile nascondersi infatti che quella che passa sotto il pomposo nome di “grande trasformazione urbana”, lungi dal risolvere i vecchi problemi strutturali della sgraziata e congestionata trama urbana, è consistita di fatto (e siamo forse appena a un terzo dello sviluppo volumetrico del PUC) nel semplice riempimento dei residuali spazi vuoti (persino sui versanti collinari delle Frazioni), generando un’offerta abitativa senza domanda, in una città che da anni presenta un saldo demografico negativo. E nella quale non si capisce bene dunque chi investa perché investa. Il quadro complessivo di tale discrasia – che ha nel Crescent  il punto apicale – è sotto gli occhi di chi voglia vedere: migliaia di case nuove e vecchie ingolfano ormai un mercato senza compratori. Il più delle volte (come per esempio su entrambi i versanti del Colle Bellaria) ai vecchi quartieri-dormitorio della periferia urbana se ne sono sostituiti di nuovi con bellavista sul golfo ma privi di standard e di aree di socializzazione. E’ arrivato il momento di fermarsi a pensare, prima che spuntino altre “spontanee” mega iniziative (ma chi programma gli interventi in città, il pubblico o i privati?) che richiederebbero addirittura nuove varianti di Piano. Come la ventilata riqualificazione dell’area tra la Cittadella Giudiziaria e la Stazione. E stavolta su iniziativa non già dei partiti – screditati e in disarmo – ma della cosiddetta cittadinanza attiva di Comitati e Associazioni, che provano a mettere da parte le loro battaglie di bandiera (non hanno aderito formalmente ma parteciperanno anche i Figli delle Chiancarelle) e a ragionare in termini di interesse generale. Non è scontato ci riescano al primo incontro. Ma è necessario che ci provino subito. Il tema è tra i più ostici di quelli sul tappeto. Trovare l’intesa in tema urbanistico (che poi presenta liaison con i temi sensibili della mobilità urbana e dell’inquinamento dell’aria e dell’ambiente) semplificherebbe il resto del cammino comune. Quello che si chiede a tutti è la lealtà (out of the door i sottintesi) e la disponibilità ad ascoltarsi. A non alzare insuperabili steccati e a rendere più facile a tutti fare quel piccolo-grande passo che può cambiare il corso delle cose di casa nostra. Sapendo che in Europa e nel mondo in tema di forma delle città nel Terzo Millennio si parlano nuovi linguaggi e si ipotizzano nuovi scenari. E’ su questo che bisogna concentrarsi. E su quello che dirà Vezio De Lucia, un urbanista che non si crea il problema di mettere d’accordo tutti. Il problema che abbiamo davanti non è di sapere se in città la maggioranza abbia o meno voglia di cambiare. Il nostro problema – di quelli, intendo, che varcheranno domani l’uscio della sala – è di tenere comportamenti che quella voglia la consolidino in chi già la possiede e la facciano sbocciare in chi non ce l’ha. Dando, se possibile, una mano alla Storia a farsi.