Open data. Ilaria Capua ha scelto di rendere pubblici i risultati dei suoi studi genetici

resizerQuanto è importante liberare i dati pubblici e renderli accessibili ad un reale controllo dei cittadini, privandoli di forme di controllo e restrizioni legali? Se negli Usa già dal 2008 si ragiona nell'ottica degli 'open data' - dati aperti a tutti -, nel nostro Paese tuttora la discussione sull'importanza della condivisione delle informazioni prodotte dalla pubblica amministrazione resta aperta. L' Agenda Digitale approvata dal Governo si è occupata delle questioni legate agli 'open data' e in essi ha individuato la strada per il futuro. Ora occorre che i dati pubblici vengano organizzati in modo da diventare quanto prima patrimonio di tutti, se ci si vuole indirizzare verso un reale sviluppo del Paese.
Abbattere il muro di vincoli e restrizioni e rendere 'open' i dati utili a tutti. Lo ha fatto la virologa e veterinaria Ilaria Capua, 47 anni, che dirige il Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate dell’IZSVe, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Tre Venezie. Volevano costringerla a lasciare le sue scoperte a disposizione di pochi esperti, ma lei non ha accettato, in nome dell'impegno a cui dedica la sua esistenza.
Il suo team di ricerca ha isolato per primo il virus H5N1 in Nigeria e ne ha analizzato la sequenza genetica. La scienziata - che nel 2008 é stata eletta una delle 5 'revolutionary minds' dell'anno dalla rivista americana Seed - avrebbe dovuto depositare, secondo quanto stabilito dall'Oms - Organizzazione mondiale della sanità - la sequenza analizzata in una banca dati accessibile solo a 15 laboratori. Ma Ilaria Capua si è opposta a questa limitazione e ha deciso di pubblicarla su Gen Bank, una banca dati aperta a tutti i ricercatori del mondo. Un gesto che è stato di esempio per molti, anche se le è costato dure critiche da parte di chi non voleva rendere pubblici i risultati delle sue ricerche. Grazie a questa apertura, è stato creato un organismo che gestisce le informazioni legate agli studi genetici internazionali, rendendo la ricerca più veloce ed efficace.
Ilaria Capua ha vinto una battaglia durissima, che ha richiesto molto coraggio. L'apertura dei suoi dati ha aperto la strada alla condivisione della conoscenza via internet e migliorato le prospettive del settore non solo genetico ma scientifico in generale.
Purtroppo in Italia mancano a tutt'oggi le risorse per finanziare le attività di ricerca di Ilaria Capua e della sua equipe (i 3 milioni di euro destinati alla costruzione di un nuovo reparto per i loro studi non sono stati ancora resi disponibili dal Ministero dell'Economia, pur essendo vincolati alla programmazione). Su questo la discussione resta aperta. Per non alimentare ulteriormente la 'fuga di cervelli' dal nostro Paese.
Ma che almeno l'esempio di Ilaria Capua possa aiutare a capire da subito quanto sia necessario oggi in Italia porsi l'obiettivo di rendere i dati pubblici aperti a tutti.