Noi siamo la Salernitana

Negli ultimi cinque mesi abbiamo vissuto i giorni più brutti dell’ultimo biennio di questa nuova ed esaltante vita della Salernitana. Un allenatore vincente, come Carlo Perrone, nella bacheca due campionati, una coppa e una serie di record, al quale non viene rinnovato il contratto ma si pretende che parta per l’avventura estiva. Sempre lo stesso trainer, poi, abbandona la nave il giorno prima di partire per il ritiro. La società, che pur avendo vinto il campionato con notevole anticipo, ha completato, diciamo così, la campagna acquisti quando la squadra aveva già terminato la preparazione estiva e aveva già detto addio alla Coppa Italia Tim. Un nuovo allenatore, invitato di notte a salire sull’autobus granata, che invece di allenare gli atleti che la società gli aveva messo a disposizione ha deciso di imporre, ottenendo solo pessime figure, le sue idee integraliste, schemi che nessun giocatore in organico avrebbe potuto eseguire. Sempre lo stesso allenatore, dal carattere cupo che durante le interviste o le conferenze alzava gli occhi per guardare chi aveva di fronte solo per pochi istanti, manda via il primo e valido acquisto granata, Grassi, rispedendolo al mittente. Una società, alla quale dobbiamo porgere il nostro plauso per aver riportato il calcio professionistico a Salerno, che perde la bussola, avalla e difende gli integralismi del trainer Sanderra, accusando stampa e ambiente dei cattivi risultati conseguiti. Calciatori che in campo non sudano la maglia e, peggio ancora, si lasciano andare a un grande fratello granata con i tifosi subito dopo una partita che non è andata bene, proprio mentre negli spogliatoi si sta consumando l’ennesima bufera. Un presidente che si infuria senza rispettare la professionalità e il lavoro della collega di Lira Tv Francesca De Simone, alla quale va la solidarietà di questo blog, solo perché gli sono state poste domande scomode. Dirigenti o dipendenti di questa società che litigano e si dimettono lanciando accuse a mezzo stampa. Ex dirigenti granata, attualmente dipendenti di altre società, che rilasciano interviste televisive, con le quali sono entrati nel merito dei problemi di questo team. Calciatori giovanissimi che non avendo ancora dimostrato nulla, pretendono di giocare senza meritarlo chiedendolo direttamente al presidente. Figli di un’epoca dove tutto si ottiene subito. Poi, invece, durante l’ennesimo summit notturno si riavvolge il nastro ritornando indietro proprio a quel 17 luglio richiamando Perrone. Ma l’elenco potrebbe continuare.
Domenica scorsa con uno striscione la Curva Sud ha ricordato ai calciatori granata di essere atleti della Salernitana, di lasciar perdere “i chiacchieroni e di tirare fuori i coglioni”. Chi ha pagato il biglietto non ha chiesto altro che rispetto e dignità. Se a teatro un tenore stecca, dal loggione piovono fischi, se lo mettessero bene in mente i fautori del calcio business, altrettanto dev’essere negli stadi se un calciatore sbaglia un gol a due passi dalla porta o se dimostra di non essere all’altezza della situazione.
In questi mesi Salerno sembrava ritornata indietro di oltre venticinque anni, quando chiacchiere e veleni la facevano da padrona e la Salernitana veniva incoronata a luglio e lapidata ad aprile.
Mi domando, semplicemente: perché è avvenuto tutto questo?