Nairobi again, di Sergio Musungu Mazza

OggiEd eccoci qui, di nuovo al “punto di partenza”, cioè Nairobi.
Sono passate 3 settimane da quando sono partito, e sembra che sia stato via 3 mesi... la mia seconda esperienza in terra Samburu si chiude con un bilancio più che positivo: avevo tanta paura che dopo l’entusiasmo della prima volta, per qualche motivo potessi restare deluso. Le delusioni ci sono anche state, ma bilanciate abbondantemente dalle cose positive! E come si dice... non c’è 2 senza 3, ho già in mente tanti progetti per far si che il prossimo viaggio sia ancora più speciale. E’ un mondo così diverso dal nostro, come dalla stessa Nairobi, che ogni volta si impara qualcosa di diverso, si scopre qualche nuovo aspetto, si fanno nuove conoscenze... ieri mi sono “regalato” una passeggiata in solitario nel “bush”, ossia nella steppa... non è una cosa consigliata, ma la testa mi ha detto così... non riuscirò a descrivervi, questa volta, cosa si prova a camminare sulle tracce degli animali, ad arrampicarsi su una roccia e godersi, in totale solitudine, un panorama così esclusivo, a scorgere le gazzelle, a incrociare i propri passi con una zebra, a trovarsi all’improvviso di fronte un elefante intento a distruggere elefanti... l’emozione è sentire il cuore battere forte, l’adrenalina non è per forza correre a 300 km/h...
Mi è stato più difficile congedarmi dai bambini di Lodungoqwe che da quelli di Suguta... la sensazione è di non essere riuscito a dargli quello che volevo in partenza, ma in parte, non per giustificarmi, non è dipeso da me... in futuro spero di riuscire a rimediare, con la speranza che qualcuno si passi una mano sulla coscienza.
I bambini... avevo scritto un capitolo su di loro, ma dopo Suguta l’ho rivisto, l’ho corretto, e prima di pubblicarlo andrò a Kibera (domani) e sulla costa (la prossima settimana, in modo da potervi fornire un quadro più completo.
Di certo sono l’anima, e il futuro di questo paese, e per le loro “mani” passerà la crescita del Kenya. E non sembra che tutti se ne rendano conto, ci si concentra molto su opere importanti sicuramente, ma senza considerare che c’è bisogno di un pò più di qualità, affianco alla quantità. Altrimenti dipenderanno sempre da noi...
E’ stato particolarmente bello, invece, guardare il cielo stellato da Lodungoqwe per l’ultima volta... non vi ho mai parlato del cielo africano, di quante belle stelle ci regali l’assenza di corrente elettrica e quindi il buio totale... ieri si vedeva finanche la via lattea... ma forse sulla costa riuscirò a godermelo di nuovo, e vi racconterò meglio.
Ieri a Lodungoqwe, quasi a darmi il cambio, è arrivato un gruppo di 8 ragazzi italiani, alla loro prima esperienza africana, che dopo una settimana a Maralal, staranno 5 giorni nella missione, impegnandosi a ridipingerla, e nei tempi morti cercheranno di farsi portare un pò in giro nella zona... bello vedere il loro entusiasmo e la loro voglia di conoscere... abbiamo passato assieme solo poche ore, ma si sono dimostrati molto interessati a tutto quello che riguarda il “mondo samburu”.
Inutile dirvi, invece, che il trasferimento a Sud è stato particolarmente faticoso: oltre alla partenza piuttosto mattutina (5.45), gli spazi durante il viaggio sono quelli che sono, soprattutto per me che piccoletto non sono. Ad un certo punto nel Matatu da 14 passeggeri, sullo sterrato, eravamo 19, compresi due militari in mimetica, armati di fucile che hanno deciso di fermarci perchè avevano bisogno di un passaggio...
Quando, dopo le prime 3 ore, abbiamo rivisto l’asfalto quasi non mi sembrava vero, avevo perso l’abitudine! Certe volte non apprezziamo le comodità che il “progresso” ci regala, e abbiamo bisogno di un salto indietro per rendercene conto!
Avvicinandosi a Nairobi, oltre alle differenze di paesaggio, e quindi di colori e di temperature, ci si rende conto come, col passare dei km, tutto si avvicini di più al nostro mondo, perdendo un pò del fascino della Savana! Sembra quasi un Italia degli anni ’60... L’impatto con la città è stato devastante... sono passato dagli spazi infiniti, dall’assoluta assenza di traffico e smog al caos indisciplinato di questa “crazy city”, dove il traffico regna sovrano a qualsiasi ora, il silenzio non esiste, e tutto scorre più veloce!
Qui adesso mi aspetta un lavoro un pochino diverso, domani sarò a Kibera, lo “slum” più grosso della città, uno dei posti più tristi al mondo, dove il concetto di povertà viene ampliato alla massima potenza, e mi renderò conto un pò del da farsi... di sicuro non starò con le mani in mano, e spero di visitare l’asilo che ho già visto due anni fa. Poi, durante la settimana, se ci sarà tempo, ne approfitterò per godermi meglio la città, che comunque nasconde bellezze notevoli, e per continuare ad approfondire la mia conoscenza con la cultura di questo paese dalle enormi potenzialità.
Kwa heri, rafiki!