Mario Martone, regista teatrale

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Si presenta questa sera alla Feltrinelli, “Mario Martone regista teatrale”, un corposo libro in due volumi di  Laura Ricciardi, dottore di ricerca all’Università Orientale di Napoli. Edito da Paparo, il libro è il risultato di un accurato studio sul lavoro del regista napoletano, con un ricco corredo di foto  e materiali, dal ’77  ad oggi, “dalla scena alla parola” e “dalla parola allo spazio”. La accompagnano in questa presentazione i professori Claudio Vicentini e Lorenzo Mango che ne hanno seguito e sostenuto il percorso. I termini, “scena”, “parola”, “spazio” sono espressioni non casuali; rappresentano le tappe della annosa ricerca compiuta da Martone, dagli esordi  quando sedicenne fonda il gruppo che è un primo omaggio al cinema  tedesco di Wenders, che si chiama come un suo film, Falso Movimento ai tanti successi teatrali, al cinema. Sono gli anni di spettacoli come “Avventure al di là di Tule”, “Dallas ‘83”, “Tango glaciale”, nei pressi della postavanguardia e della nuova spettacolarità; termini  coniati dal critico Beppe Bartolucci, vero guru di quegli anni che aveva già proposto il Teatro immagine. Proprio a Salerno, nella rassegna Nuove Tendenze,  venne fuori la nuova teoria che accompagnava le prime riflessioni del postmoderno  del filosofo Lyotard. Se nel teatro immagine la scena era una partitura di segni, gestualità, suono, immagine; nella postavanguardia si utilizza l’installazione, la performance, l’arte visiva; una nuova dimensione del gruppo, di cui i maggiori rappresentanti dell’epoca sono appunto Falso Movimento a Napoli, la Gaia Scienza a Roma, il Carrozzone a Firenze. Attraversano molte correnti artistiche come la body art, l’arte concettuale, tra i maestri si collocano Bob Wilson, Meredith Monk, Pina Baush. I primi lavori si muovono su luci, spazio, tagli della scena, filmati, musiche che si insinuano e si muovono in diverse dimensioni. I teatri sono gallerie come  Spazio Libero e la galleria Lucio Amelio a piazza dei Martiri, nel triangolo della Napoli bene di cui fa parte il giovane Martone, nato e cresciuto nel bellissimo palazzo Cellamare di Via Chiaia, lo stesso dove aveva abitato il matematico Caccioppoli cui poi dedicherà uno dei primi film. Martone dà vita a spettacoli di particolare originalità; in “Dallas ‘83”,  del ’79, entra in scena lo schermo televisivo dove l’omicidio di Kennedy , tra i primi eventi mediatici, viene visto con lo sguardo di venti anni dopo, un reperto di una umanità già lontana e distante dove le immagini del Presidente assassinato diventano come le icone ritoccate di Warhol. E’ un teatro che non ha più parola né testo salvo quella del critico e di lì a poco siamo nella Nuova Spettacolarità con un piccolo capolavoro come “Tango glaciale”. Valori come regia, recitazione, sono messi da parte a vantaggio di una spettacolarità molteplice,  fatta dei segni di una società di massa e  della sovrapposizione di diversi linguaggi, il fumetto, la radio, la televisione. Incontri e rassegne sono affollati come raduni di Woodstock, a Padula, alla Reggia di Caserta, alla Galleria d’arte moderna di Roma. Intorno a Falso Movimento si forma un team creativo che ha continuato a lavorare con Martone, sia dopo la fusione  in Teatri Uniti, con Toni Servillo e Antonio Neiwiller; sia dopo gli incarichi alla direzione di Stabili nazionali; dal Mercadante, al Teatro di Roma, allo Stabile di Torino. Licia Maglietta, Andrea Renzi, Daghi Rondanini, Lino Fiorito, Angelo Curti, Pasquale Mari; ad essi si affiancherà l’americano Thomas Arana e molti saranno gli scambi con Servillo e Neiwiller, con Enzo Moscato che presterà alcune sue opere, come “Rasoi” o la recente ”Carmen”. Un gruppo che si allargherà a Renato Carpentieri, Iaia Forte, Tonino Taiuti, Anna Bonaiuto,  Carlo Cecchi, Peppe Lanzetta. E poi il  cinema, legato alle scritture di Fabrizia Ramondino e Elena Ferrante, alla riscoperta di vecchi attori di tradizione come Angela Luce, per “L’amore molesto”. Il libro della Ricciardi ha quindi questo pregio, aver ricostruito una storia che si è avuta la fortuna di conoscere da vicino e che rappresenta il meglio di  Napoli negli ultimi trenta anni: una Napoli che ritorna sempre,  come nell’ultimo film su Leopardi che raccoglie il messaggio della Ortese: “Così ho pensato di andare verso la grotta, in fondo alla quale, in un paese di luce, dorme, da cento anni, il giovane favoloso".