Ma quale variante urbanistica?

speculazione

Negli anni Settanta la Dc tentò di erigere in piazza Mazzini un fabbricato che avrebbe dovuto accogliere un centro congressi in cui collocare la sede amministrativa della Camera di Commercio. Gaspare Russo, all’epoca sindaco e presidente dell’ente camerale, mi raccontò, qualche anno fa, che il principale oppositore fu un magistrato. Il giudice coalizzò un gruppo di notabili che abitavano nei dintorni costringendo l’amministrazione comunale a rinunciare. Il motivo di opposizione non fu la tutela dello spazio pubblico e nemmeno la difesa del decoro urbano. La causa fu molto più banale (e per questo molto più stringente): l’edificio avrebbe tolto la vista del mare e ridotto la luminosità dei lussuosi appartamenti. Tutto qui. I salernitani, del resto, sono sempre stati figuranti nel teatro della politica lasciando alle conventicole e alle lobby la decisione delle sorti collettive. Gli altri, i cittadini senza aggettivi, sono comparse senza copione. La lunga rassegnazione ha prodotto, con il passare degli anni, una mutazione genetica: da “pisciaiuoli” sono diventati pecoroni proni e belanti sotto la sferza del “buon” pastore.

Cari concittadini conoscete il significato della parola indignazione o siete accecati dalla scia luminosa delle luci d’artista? Proprio non vi accorgete che la storia delle archistar era solo un paravento per nascondere la trama ordita da palazzinari, amministratori, immobiliaristi e tecnici compiacenti pronti a spartirsi, con la giustificazione ideologica delle case, le spoglie orografiche della bella dormiente? Cemento über alles. È dai tempi dello scempio di Pastena, budello oscuro di strade oblique e cieche, che non si vedeva un tentativo così marchiano di mettere le mani sulla città. Dal plaium montis, decantato da Alfonso Gatto, lo sguardo cadrà su un indecente muro che ci separerà definitivamente dal mare. Ma quale città europea! L’urbanistica contemporanea non riempie gli spazi, li esalta restituendoli alla partecipazione e alla condivisione sociale. Anche un muratore alle prime armi rimarrebbe senza parole di fronte ad un ammasso di fabbricati eretti senza linea di soluzione. Immaginate cosa sarà l’intera area che da via Vinciprova, passando per l’ex cementificio, arriva alla predetta piazza Mazzini? Circa duecentomila metri quadrati saranno cementificati ingabbiando la foce del fiume Irno. È proprio il caso di scrivere: “Guagliu’ scetateve!”. Figli delle Chiancarelle, associazioni ambientaliste e non, Soprintendenze, Ordine degli architetti e tutte le voci libere della città si uniscano per dare una scossa alle greggi prima che muoiano asfissiate nella loro stessa stalla. Un solo avvertimento: non serve una sterile opposizione di principio ma una controproposta pubblica che indichi un’alternativa razionalmente sostenibile.
@MarcRavv