Lo sport e il valore della vita

Un sabato pomeriggio di tanti anni fa, insieme ai miei compagni di squadra ci apprestavamo a disputare a Salerno un incontro di pallacanestro. Più o meno tutti diciassettenni, ed il campo di gioco la palestra coperta adiacente al campo di calcio Volpe, ancora oggi non adatto per gli allenamenti di una squadra professionistica. Improvvisamente il papà di Enzo, il professor Gibboni si accasciò per terra espellendo sangue dalla bocca e dal naso. Immediata fu la corsa al vicino ospedale San Leonardo. Enzo, impaurito, seguì il papà accompagnato da un dirigente. Tutti quanti noi chiedemmo al nostro allenatore di non giocare quella partita, volevamo offrire vicinanza al nostro compagno e seguirlo in ospedale. Lo chiedemmo al nostro allenatore che accettò senza tentennamenti, anche se qualche genitore ci invitò a giocare la partita perché “non saremmo stati noi a poter cambiare il corso degli eventi”. Ma noi non desistemmo, mostrando tutta la nostra caparbietà e testardaggine riuscimmo a convincere anche la squadra avversaria che nei primi momenti voleva scendere in campo. Lo chiedemmo anche agli arbitri, i quali ci riferirono che non “avrebbero potuto fare altro che prendere atto di quanto accaduto e delle nostre decisioni, annotando il tutto sul referto di gara”. La partita non si disputò, ma il professor Gibboni non riuscì a sopravvivere. La federazione capì e acconsentì al rinvio della partita.
A Trapani, su un campo di calcio dove si stava disputando una partita tra squadre del settore giovanile di Trapani e Latina Dopo un violento scontro di gioco tra due calciatori avversari quello del Latina ha la peggio costringendo lo staff medico a rianimarlo in campo prima di trasportarlo in ospedale. A questo punto i suoi compagni di squadra, scossi dall’accaduto, non ce la fanno più a giocare chiedendo di non proseguire la partita. Chissà cosa avrà scritto il direttore di gara su quel referto, perché successivamente la Federazione ha decretato la sconfitta a tavolino per la squadra del Latina.
La burocrazia sta ammazzando il nostro Paese che invece ha bisogno anche dello sport per superare una crisi non solo economica, ma soprattutto delle coscienze.
La Nazionale italiana di calcio è giunta a Napoli per allenarsi sul campo di gioco della Nuova Quarto per la legalità, la squadra di calcio confiscata al clan camorristico napoletano della famiglia Polverino. Un gesto importante certo, che si speri non resti una passerella, al di là di twittate fuori luogo del giovane e immaturo Balotelli. Un gesto, un’azione, un sorriso non cambieranno certamente il corso degli eventi ma di sicuro potranno contribuire alla costruzione di un’idea del mondo diversa, dove la burocrazia non affoghi l’umanità. Lo sport potrebbe rappresentare un collante importante per raggiungere l’obiettivo.