Libero arbitrio. Un'invenzione geniale

Geniale:  non ci sono altre parole. Libero arbitrio, che bella invenzione.  Del libero arbitrio si parla e si scrive da tempi remotissimi, essendo uno dei desideri dell'uomo capire se azioni e scelte siano frutto esclusivamente della persona e della sua complessità psicofisica, oppure se siano mosse da un rigido determinismo. Va da sè che sul tema abbiano espresso i loro talenti fior di pensatori: da Cartesio a Hobbes, da Spinoza a Leibniz, dai gesuiti a Kant. Ruotando però tutti (o quasi) intorno ad un dato fisso: come armonizzare l'idea della libertà d'azione dell'uomo con la presenza di Dio. Nell’estrema sintesi del credente:  se fai il bene, è perché Dio ti guida; se fai il male, è il libero arbitrio che ti ha allontanato dalla retta via.

Come tanti allenatori (quasi sempre i più osannati, guarda caso): che in trasferta partono con un abbottonatissimo 5-3-1-1, passano in vantaggio in qualche modo (per lo più fortunoso), cambiano il centrocampista che era alle spalle dell'unica punta con un mediano scarpone e chiudono con uno scandaloso 5-5-0. Se alla fine vincono, sarà stato merito delle loro scelte; se, come spesso accade, perdono, addebiteranno la colpa a qualcun altro, a caso . Mai li sentirete dire: era  inevitabile, mi sono arroccato ed ho favorito l’aumento della pressione avversaria.

Il quesito che in realtà appare l'unico possibile è: l'uomo è stato creato da Dio ed è Dio a sapere cosa farà e perché e quando? Oppure l'uomo non è stato creato da Dio e dunque è libero delle sue azioni, di quelle belle e di quelle brutte? Rispondere non è possibile perché non è possibile dimostrare l'esistenza di Dio (e se almeno un lettore ha dato un'occhiata a questo blog, saprà che si è già parlato dei salti mortali di Anselmo d'Aosta e Tommaso d'Aquino per dimostrare l'indimostrabile). Ma c'è almeno una domanda che varrebbe la pena di sottoporre alla chiesa e ai suoi pensatori: se Dio è perfetto, ovvero se vale la pappardella che ci insegnavano a scuola – onnipotente, onnipresente, onnisciente – magari semplice ma utile per riepilogare; allora se vale, come mai Dio sapendo tutto e dunque sapendo anche che l'uomo sarebbe giunto a livelli massimi di degradazione e di inciviltà, spargendo allegramente sangue innocente a piene mani; perché sapendo tutto ciò, ha proseguito nella creazione? In parole da poveracci come siamo: se conosceva la fine del film, perché ci ha costretti comunque ad interpretarlo?

Ed è qui che appare sulla scena la più grande e più efficace e più terribile invenzione che si sia mai vista o udita o letta sulla terra. Dio ha creato l'uomo poi lo ha dotato di libero arbitrio, come un optional su un’auto, dunque mettendolo in grado di sbagliare o meno; e se sbaglia, lo fa allontanandosi dal volere di Dio. Fantastico! Nessuno avrebbe potuto costruirlo meglio: un salvagente perfetto per salvarsi dall'equivoco logico. Io ti creo, se sbaglierai sarà colpa tua che avrai scelto il peggio. Invece la cosa sembra proprio che stia in questi termini: se Dio esiste, delle due l'una: sapeva e ha lasciato correre?, e allora non è buono e pieno d'amore. Non sapeva?, e allora non è onnisciente. Purtroppo per noi tutti, da qui non si fugge. Un esempio – tra i milioni – un nome e un cognome: Luis de Molina, gesuita professore in Portogallo. Nel suo "Concordia liberi arbitrii cum gratiae donis" del 1588 escogita un espediente anche ammirevole: il "concorso simultaneo". La sintesi: ogni evento nasce da due cause. L’intervento di Dio e l’azione di un agente creato: da un lato Dio è il principio e dunque autore di tutto ciò che avviene; ma dall’altro lato, qualunque cosa avvenga in un dato momento, dipende dall’intervento di un agente creato, cioè dell'uomo. Applausi e richieste di bis. E se fosse vissuto oggi, magari un posto da ministro non glielo negherebbe nessuno (l'hanno concesso a Gasparri e Castelli!).

Pensateci, se volete. Ma ricordate: se risponderete bene e cioè nel rispetto di quanto ci dice la chiesa, allora sarete stati ispirati dalla grazia divina; se risponderete male, allora sarà stato il libero arbitrio – quel cattivone – a condurvi lontano dalla grazia. E quando state vincendo in trasferta, mettete un'altra punta al posto di un centrocampista: gli avversari avranno paura di voi.