Le piccole Italie dei poteri invisibili

Cozzi

“Poteri invisibili” (Melampo) di don Marcello Cozzi (vicepresidente nazionale di Libera) non è solo un libro – come dice l’autore – ma uno strumento di interpretazione della realtà. Un filtro che, applicato all’obiettivo della normalità apparente, consente di sondare macroscopiche relazioni pericolose, non sempre criminali, tra gli esponenti della cosiddetta classe dirigente in una regione considerata, nel novero dei luoghi comuni italici, un’isola felice. Lo zoom trasforma nubi pulviscolari in consistenti agglomerati molecolari, composti, scomposti e riaggregati sulla base di interessi trasversali che costruiscono un’altra realtà più reale della vera realtà. Magistrati, manager pubblici, mafiosi, politici, amministratori locali, uomini delle forze dell’ordine, liberi professionisti, imprenditori e faccendieri si intrecciano e si mescolano attivando rapporti familistici, affaristici e criminali. Leggendo le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche tutti si affannano a nascondere prove, a depistare indagini, a sotterrare faldoni rispettando rigorosamente la regola aurea delle comunicazioni di massa: ciò di cui non si parla non esiste. Così è stato per Elisa Claps, per i fidanzatini di Policoro e per ventuno altre storie di scomparsi mai più ritrovati. E poi ci sono i casi di corruzione e la questione petrolio, ricchezza nazionale che, come al solito, rischia di diventare fonte di arricchimento solo per alcuni depauperando, dal punta di vista ambientale e sociale, comunità solidali travolte dalla smania dell’oro nero. Un mosaico di cui possiamo comprendere il disegno solo se siamo in grado di guardare all’insieme, con la dovuta distanza, senza perderci nella tignosa ed estenuante disamina di ogni singola tessera.

Il prodotto finale sarà la sfacciataggine del potere legale che si muove per vie illegali facendole apparire legittime. Siamo di fronte a un tipico ossimoro paradossale della nazione italiana: l’azione pubblica di poteri invisibili. Una sostanza intangibile che prende forma e si materializza nella rete delle logge, dei circoli, dei club e dei salotti. Le storie di questo libro parlano di un mezzogiorno periferico che già emergeva nei racconti cinematografici del Miracolo economico. Ne “I basilischi” (1963) di Lina Wertumuller, ambientato in un paesino lucano al confine con la Puglia, si coglie un’immobilità e un solidale egoismo padronale permanente dei notabili, nonostante i cambiamenti epocali e la modernizzazione imperante, arrivata persino nelle case di famiglie arcaiche, che strabocca dal “Carosello” televisivo. Le gerarchie sociali non mutano e ogni tentativo di progresso viene assorbito dal rito sciamanico del potente di turno che annuncia il cambiamento quale facciata apparente di un sostanziale mantenimento di antichi rapporti di forza: il progresso va maneggiato con cura dai soliti noti. Insomma, nel racconto della Basilicata di don Marcello Cozzi si svela la sindrome dell’onnipotenza periferica che si crogiola nella lontananza dal centro per difendere le proprie prerogative affaristico/familistiche in una nicchia nascosta all’attenzione nazionale ma visibile e protetta nel cotesto locale. Ciò che connota il sistema descritto da don Cozzi è la presenza di magistrati che fanno da scudo alla perpetrazione del potere. Prende corpo una logica da conventicola che ha tutte le caratteristiche del sodalizio massonico, ristretto e occulto, al quale ognuno partecipa contribuendo con una sua specifica “missione”. Le decisione pubbliche, allora, rischiano solo di essere il frutto di accordi privati in cui è avvenuto uno scambio di “cortesie” tese al consolidamento di favoritismi sinallagmatici. Spesso crediamo che una scelta politica e amministrativa sia determinata da una strategia di sviluppo, perché quella è la faccia pubblica di un’alleanza occulta; ma se, malauguratamente, quella decisione finisce sotto lo scandaglio dei media nazionali e sfugge al controllo di “lor signori”, qualcuno più avvertito si accorge che l’obiettivo primario è tutt’altro che il bene comune.