Le mani di Bruno e di Strako. Il piede di Alfredo.

Si diffonde il terrore, penetra nel nostro quotidiano piombandoci addosso attraverso lo schermo tv. In Belgio, però, pare sia di tutt’altro spessore. Dopo lo sconvolgente e non prevedibile (?) attentato di Parigi da parte di terroristi islamici (?), in Belgio si è preferito chiudere tutto: stadi, teatri, cinema invitando la gente a rimanere a casa. La Capitale Bruxelles è sotto assedio, la polizia è impegnata a neutralizzare una cellula jihadista. Al di qua delle Alpi, invece, tutto scorre abbastanza regolarmente. La fibrillazione dicono sia alta, e a quanto pare sono state aumentate le misure di sicurezza e la vigilanza su gli obiettivi sensibili: ma quali e quanti sono? A Roma durante il prossimo Giubileo dovrebbe essere interdetto lo spazio aereo, riferitelo anche ai Casamonica. Ma, poi, noialtri non siamo quelli con “la moglie americana e l’amante libica?>> Non voglio passare come il cattivo di turno, dunque mi limito a sottolineare che da queste parti la vita continua a trascorrere regolarmente. Non abbiamo rinunciato né al cinema né tantomeno allo stadio. Di questo Lotito sarà contento. Per chi ha cuore le sorti del sodalizio granata le uniche paure che potevano contrassegnare il week and erano rappresentante dall’ex Mario Somma, attuale allenatore del Latina con il dente avvelenato per via del veloce esonero dello scorso anno quando era alla guida della Salernitana, ma come ha poi ribadito il Vichingo Moro “in campo ci vanno i giocatori”, e poi dall’altalenante cammino di Gabionetta e compagni lontano dall’Arechi. Invece nulla di tutto questo, perché gli incubi di marca granata sono stati sempre gli stessi quando si è visto per tutto il primo tempo una difesa, qualcuno li benedica affinché nessuno più incorra in infortuni, e un centrocampo distanti tra loro anni luce, oltre ad un evanescente reparto offensivo. Nel giorno in cui ricorreva il decimo anniversario della dipartita di Bruno Carmando, indimenticato masseur granata, le paure si sono moltiplicate quando un grande Tomas Stakosha, fino a quel momento aveva salvato il risultato in più di un’occasione con grandi parate, doveva soccombere all’artiglieria avanzata del Latina che si portava in vantaggio, a tempo scaduto, grazie ad una dormita generale della difesa. Quando il 20 maggio del 1990 il Palermo espugnò il Vestuti, Bruno Carmando accusò un malore che lo costrinse al ricovero ospedaliero: se non fosse arrivata la B oltre lui tutto il popolo granata si sarebbe sentito male. Avremmo vissuto, in salsa locale, ad un nuovo genocidio di massa. Bastò a quella squadra, tirare fuori la grinta e affidarsi alla guida di un grande campione come Agostino Di Bartolomei per raggiungere la terra promessa. Ai granata, nella terra bonificata dal Duce, non manca il coraggio, anche se la difesa traballa come se ci si trovasse sul tagadà di un luna park. Più di qualcuno ha invocato la mano di Bruno dopo quella di Thomas dando uno sguardo al cielo e l’altro al rettangolo di gioco. Ma la questione principale è che qui bisogna avere coraggio, essere pronti e disposti al cambiamento perché Gabionetta non lo si può ancora costringere a girovagare sul campo seguendo percorsi astrali, perché tutto risulta così più difficile. Ma noi viviamo nel Paese dove sembra sempre più difficile cambiare le idee e i comportamenti, a Napoli, udite udite, alle prossime amministrative parteciperà nuovamente Antonio Bassolino. Nel calcio, spesso, questo concetto si rafforza inspiegabilmente. Mister Torrente se ha mostrato coraggio mettendo in panchina il capitano Pestrin, tentenna sulla decisione più importante e cioè quella di rinunciare, fino a quando il mercato non lo consentirà, al modulo 4-3-3 in favore di un atteggiamento tattico più accorto con due punte di ruolo, si dia al fromboliere Donnarumma la maglia da titolare, affiancandolo con un altro centravanti, per il momento Coda va bene, piazzando alle loro spalle il Gabio con licenza di spaziare dove meglio crede. La Salernitana stava rendendo grande l’ennesima squadra normale, ma la paura di pericolose incursioni da Bruxelles si è spostata tra gli uomini del reparto difensivo nerazzurro, consentendo così e all’opportunismo di Alfredo Donnarumma di riaprire l’incontro grazie a un regalo naztalizio ricevuto con largo anticipo. I marziani pontini ritornavano ad essere uomini normali, i critici di professione dovrebbero essere più equilibrati quando esprimono giudizi tecnici, e venivano messi all’angolo quando i granata confezionavano, probabilmente, l’unica degna azione corale dell’incontro che Donnarumma traduceva in rete con l’opportunismo di un rapace d’area di rigore. La grinta di quel 27 maggio si è vista per venti minuti in terra pontina, e ad un certo punto abbiamo pensato che forse quest’incontro lo si sarebbe potuto anche vincere dando, così, una svolta definitiva a questo campionato.