Le due facce della crisi

Scritta-Le-Iene

Negli ultimi giorni sono accaduti due episodi distanti in apparenza, ma convergenti in sostanza. Il primo riguarda un imprenditore, Fabio Sapere, che ha dichiarato di essere stato preso in giro da “Le Iene”: «Doveva essere un gioco non pensavo che diventasse una cosa così grossa». Non mi appassionano le vicende del rampollo cilentano dei calcestruzzi. Le cifre che spende per vestire, per festeggiare il compleanno, per viaggiare o per divertirsi sono talmente lontane dalla realtà quotidiana da assumere le sembianze della farsa. Anche l’idea che la crisi non esista e sia solo un fattore psicologico non mi colpisce. Chi ha tanto danaro non si accorge delle difficoltà altrui. I parvenu (anche forse per dimenticare i compromessi accettati per arricchirsi) girano le spalle al prossimo perché hanno paura di ricadere nella miseria.

Tuttavia, il servizio televisivo ha mostrato i vizi dei giovani ricchi meridionali che usano il patrimonio accumulato dai genitori come barriera sociale, ritrovandosi in contesti pacchiani in cui condividere emozioni dispendiose insieme ai propri simili. Questo è lo snodo di collegamento che ci conduce direttamente al secondo episodio: l’allarme lanciato dalla magistratura sulla dimensione crescente delle infiltrazioni criminali nell’economia legale della provincia di Salerno. Non si tratta di una novità, ma la pressione sta assumendo le caratteristiche dell’espulsione, soprattutto in alcuni settori del commercio. L’acquisto di immobili, le lussuose ristrutturazioni e gli alti costi di gestione facilitano il reimpiego del denaro sporco attraverso conto correnti fittizi e pagamenti in contanti. Riciclaggio ed evasione fiscale vanno, come al solito, a braccetto. Vi starete domandando, a questo punto, cosa unisce i due casi in questione? La contiguità. Gli ambienti e le persone che frequentano i nuovi “mostri” sono gli stessi. Nella bolgia fumosa di un disco-night puoi trovare l’imprenditore arrampicatore, l’avvocato tutto fare, il geometra/ingegnere/architetto consulente, l’amministratore pubblico compiacente, il commerciante indebitato, pronto a fare il prestanome, e il broker (usuraio/bancario/ruffiano) amico degli amici (in alcuni casi limite l’imprenditore/commerciante, l’avvocato, l’amministratore e il broker possono essere la stessa persona). Brindano ai soldi guadagnati e spesi, parlano di affari da realizzare e poi concretizzano: l’avvocato suggerisce all’imprenditore l’investimento (un franchising, per esempio), il tecnico trova i locali e redige il progetto, il broker procura i soldi, l’amministratore facilita la pratica e il commerciante ci mette la faccia. L’economia è in movimento, altro che crisi! Ad un certo punto, però, il broker si fa serio evocando la figura de “lo zio”, nume tutelare dell’operazione in corso. La comitiva si zittisce in segno di rispetto e poi tutti a ballare. Niente pistole, solo champagne.