La voce degli ultras: Sì a stamina

Nei giorni scorsi rovistando tra i miei archivi, con somma felicità, ho rinvenuto una fanzine intitolata “Voce degli ultras”, stampata e distribuita in occasione delle gare interne della Salernitana dai gruppi Wild Group e Upset Minds. Il primo numero risale al 27 ottobre del 1991, in campo si affrontarono Salernitana e Casarano. Noi tifosi granata ci leccavamo le amari e cocenti ferite di una retrocessione avvenuta dopo lo spareggio in quel di Pescara contro la compagine del Cosenza. La Salernitana aveva perso la serie B inseguita per ben 24 anni. A quella fanzine, successivamente, si aggiunsero altre due, anch’esse ritrovate, a firma dei Granata South Force, prima, e Nuova Guardia, poi. L’obiettivo che si riproponevano Wild Group e Upset Minds, si legge in quelle pagine dattiloscritte con macchina da scrivere e pennarelli, era “quello di diffondere all’interno della curva Sud il vero pensiero degli ultras” una parola che, secondo i due direttivi “stava scomparendo dalla città di Salerno”. Quindi era necessario salvare “gli ultras per salvare il tifo”.
Ma cosa significava essere ultras? La Fanzine era chiara: “Tifare la propria squadra per novanta minuti, al di là della categoria, sostenendo il proprio vessillo anche in trasferta dove, tutti insieme, bisognava sfilare in corteo compatti nella città ospitante portando avanti il proprio striscione, la bandiera simbolo della propria squadra”. Quest’idea è andata scemando negli anni, non solo a causa di un calcio sempre più televisivo ma, soprattutto, perché chi va allo stadio non vive insieme agli altri tifosi i rimanenti giorni della settimana. Non c’è stato dunque più tempo per far maturare le idee. Il ricambio generazionale, poi, ha fatto il resto. Le curve degli stadi, spesso, potevano rappresentare anche dei laboratori di idee e non solo per le coreografie realizzate in occasione delle partite di cartello. Domenica scorsa, però, in occasione dell’incontro tra Salernitana e Frosinone la Curva Sud ha esposto uno striscione molto significativo con il quale si è schierata a favore dell’uso delle cellule staminali. Il ministro della salute Beatrice Lorenzin ed il dicastero da lei presieduto, hanno bocciato nei mesi scorsi il metodo stamina perché è stato rilevato “l’assenza dei presupposti di scientificità e sicurezza”. Domando a me stesso: perché precludere ogni strada alla ricerca? Perché non concedere ai malati, nella maggior parte dei casi bambini, l’ultima speranza di cura anche se con un metodo che non offre al momento “sicurezze scientifiche?”.
Gli ultras della curva sud dopo l’esposizione dello striscione, hanno partecipato alla manifestazione nazionale di Roma, che si è svolta a piazza Montecitorio, dove hanno sfilato insieme ai rivali di Cava perché “su questi temi non possono esserci divisioni di sorta”. Così salernitani e cavesi, pisciaiuoli e cavaiuoli, si sono riuniti dietro un unico striscione color sangue che recitava così: “Quanti morti ancora sulle vostre coscienze?” Le curve degli stadi laboratori di idee, ma questo non fa notizia. Siamo alle solite.