La spaccatura dei grillini salernitani

Agosto - Provenza

La situazione di stallo in cui sono piombati i grillini salernitani è solo frutto della loro immaturità politica, più volte da me sottolineata. Non si tratta di un complotto organizzato dagli avversari per timore della loro discesa in campo, hanno fatto tutto da soli. In questo sono molto bravi: sono come quegli studenti saccenti che sanno tutto, rispondendo al posto dei compagni di classe meno preparati, ma che all’esame finale si bloccano vanificando i soliloqui di un intero corso di studi. Il Movimento non ha voluto ascoltare nessuno convinto delle proprie regole, dei propri principi, della propria alternatività come se si trattasse di un codice genetico il cui imprinting risale alla costituzione dei meet up. E invece cosa è accaduto? Hanno replicato, pari pari, nelle modalità di esecuzione e nelle parole profferite, gli atteggiamenti che caratterizzano lo scontro interno ai partiti. Posizione dialettiche che, all’inizio, si confrontano democraticamente ma che, alla fine, giungono allo scontro personale. Più che una classe dirigente, siamo di fronte ad una classe divergente. Questa dinamica in altre formule, con altri uomini, in altri tempi, con un altro linguaggio è sempre esistita. Anche il momento della divaricazione è abbastanza usuale: la scadenza elettorale. Un fase topica nella vita di ogni forza politica che eccita l’adrenalina della competizione interna per la ridefinizione degli assetti di potere. La storia ci insegna che, da quanto esistono i partiti, è questo il frangente in cui emergono diverse linee di tendenza.

La prima: gli eletti fanno quadrato e impongono la propria visione come una scelta unitaria; la seconda: la base vede nelle scelte degli eletti la difesa di una posizione di potere da scardinare per entrare nel processo decisionale; la terza: gli eletti si spaccano e il dibattito interno si frammenta in un cumulo di voci in cui ognuno prende parte per sé o per gruppi omogenei e contrastanti. Nulla di nuovo sotto il sole. Il dato più eclatante, tuttavia, sul quale, mi pare, non si sia ancora riflettuto è che il bailamme depotenzia la carica innovativa del Movimento. Guardiamo cosa è accaduto: si è provato a rafforzare il ruolo dei militanti con le primarie, ma successivamente lo strumento di partecipazione è stato superato da una regola monocratica che ne ha modificato gli esiti. Si è prodotta una prima spaccatura interna su una questione formale gestita male. Successivamente si è passati alla scelta del candidato sindaco che ha visto vincere il competitore sostenuto delle figure istituzionali. Uno degli eletti non ha condiviso il percorso e ha provato ad inficiare il risultato. In questa spaccatura si è inserito il malumore di una parte della base che significativamente ha tolto la fiducia ai parlamentari ritirando la candidatura di alcuni “portavoce” indicati nella lista per le comunali. Tutto normale se si trattasse di un partito tradizionale, anzi, da un certo punto di vista, la disputa interna sarebbe anche più entusiasmante per quelli abituati ai rituali “tribali” della politica italiana. Però, a dire il vero, un soggetto politico, che si presenta come “intoccabile” perché “diverso” dai tradizionali partiti politici, non fa proprio una bella figura. A partire dal fatto che il candidato sindaco comincia la sua corsa in salita indebolito dalla zavorra interna, quando avrebbe dovuto concentrarsi sulle cose da dire insieme alla squadra di potenziali consiglieri comunali. Più che pentastellati, i grillini salernitani sembrano ruotare intorno a un sistema fisso di tre stelle, come la nota marca di cucirini e spolette. Cosa potrà accadere? Nonostante le battaglie intraprese, diminuirà la credibilità elettorale del Movimento? Certo è che dopo aver urlato contro tutto e contro tutti, dopo aver preso a male parole anche chi sommessamente provava a muovere una critica costruttiva, questa spaccatura dimostra l’assenza di una solidarietà interna. La forza magnetica che li unisce non è un fattore politico aggregante ma l’ossessione del nemico. Una cosa che esiste dai tempi dei guelfi e dei ghibellini e, purtroppo, il dominus locale questo lo sa e se la spassa.