La società civile di Salerno e le riflessioni sul potere

Salernitudini 1.0

"salernitudini" 1.0

"salernitudini" 2.0

"salernitudini" 2.0 

In un denso intervento su “Italianieuropei” di gennaio 2011, Giuseppe Vacca, accantonando tutta la riflessione storico-filosofico-giuridica sopra il termine “società civile”, ne tracciava questa accettabile definizione: “ l’espressione «società civile» è una delle più frequentate dal linguaggio politico e da quello comune. Nell’uso corrente designa la sfera delle attività professionali da cui attingere nuovo personale politico incontaminato dalle degenerazioni che caratterizzerebbero i membri dei partiti organizzati: inaffidabilità, cinismo e corruzione”. Tant'è - osservava - che oggi, dopo la debacle dei partiti nella Prima Repubblica, “quando si tratta di eleggere un sindaco, un presidente di provincia o di Regione, un parlamentare o un membro del governo, l’apprezzamento che più spesso risuona è che «viene dalla società civile»”. Oggi è opinione diffusa che società civile e società politica entrino spesso in area di collisione tra loro. Rivelandosi antitetiche e antagoniste. E questo accade in particolare quando la società politica stenta a recepire e tradurre in provvedimenti gli umori più profondi della società civile. Il caso "Roma" è segnaletico per capire che l’Italia è uno dei Paesi dove quella contrapposizione sta esplodendo con più virulenza. Salerno, viceversa, stando ai fatti, appare in controtendenza. Qui la “società politica” pare abbia trovato la quadra per resistere indefinitamente. Con una “società civile” che dall'altra parte non dà segni apprezzabili di esistenza in vita. Lost, dispersa nel mare magnum di un consenso bulgaro costruito ad alveare dalla società politica in oltre 20 anni di gestione pervasiva del potere. In cui tutto è sotto rigido controllo, sia in entrata che in uscita. Non si spiega altrimenti quello che accade in questa città, dove i "fatti" diventano "opinioni" e le "chiacchiere" assurgono alla dignità di fatti. Cerchiamo di campionare alcuni di questi fatti incontestabili che accadono a Salerno, e che dovrebbero far insorgere in tutte le sue articolazioni la “società civile”. Partiamo dal maltempo di ieri, dall'allarme rosso della Protezione civile per Caserta, Napoli e Salerno. Era intuibile che ne sarebbero uscite meglio le città dove, alla fine della stagione estiva, si fa la manutenzione ordinaria delle “saittelle”. Tra quelle, non c'è Salerno, dove si spendono 2 milioni per le luci di artista, ma mancano 100 mila euro per pulire le caditoie. Sicché ieri su Facebook sono piovute le immagini su quanto stava accadendo in città. E se Barbara fotografava l’allagamento di via Eugenio Caterina, Emanuele postava il video di una cascata d’acqua che scendeva dal solaio di copertura della Stazione Marittima. E questo, mentre il Comune stanzia 4 milioni di euro per il Teatro Verdi (i cui ricavi languono) e il direttore Oren mette a segno un aumento di compenso. La situazione non cambia, se si passa ad altri indicatori della gestione dei servizi, per esempio i trasporti. Il bilancio regionale si sta facendo carico di pagare ai salernitani un trenino lentissimo (perché dispone di un solo binario, neanche totalmente dedicato), mentre il trasporto urbano su gomma arranca con pochi mezzi fatiscenti e orari improbabili. E fa pena vedere la mattina davanti all’Aci la fila postulante di decine di ragazzi che aspettano di essere prelevati e pressati come sardine da un autobus che li porti a scuola o all’università, schifati fin da ora per come li tratta la nostra “società civile”, solo perché essi non sono ancora elettori. Una società civile che non si ribella nemmeno per l'elevatissima tassazione (e la parimenti elevatissima evasione). Né per come vengono affrontate le proprie esigenze di mobilità urbana.  Né di come e perché si scelga di "bruciare" da 10 anni mln di euro in luci e lucine usate per abbagliare la sua mente, mentre si lesina nell'assicurare un efficiente e dignitoso sistema di trasporto urbano. Del resto, se Salerno fosse città dall'alta qualità della vita, i campani si metterebbero in fila per venirci ad abitare. Invece essa si svuota sempre più di cittadini, salvo a riempirsi " r'ammuina" del popolo delle sagre nei weekend di un paio di mesi l'anno. E il giudizio non migliora, se si passa alla qualità della governance. Ieri "la Città" ha dato conto dell’avanzamento dell’inchiesta sul Trincerone-Est. Un’indagine non è mai un processo. Occorre ribadirlo. Ma a Salerno si deve scegliere di andare a fondo a certe questioni, come si fa altrove nel Paese. Non servono inchieste che alzino polveroni, e poi sprofondino nell'inconcludenza. Le indagini devono aprire squarci di verità. Verità processuali, si sa, ma pur sempre verità. Del resto il politico onesto nelle inchieste cerca di non entrarci proprio. Anche su questo la "società civile" di Salerno dovrebbe avviare una riflessione profonda. Se aspira a risvegliarsi davvero da questo lungo sonno della ragione.