La sindrome di Tafazzi

Tafazzi

Se il Movimento 5 Stelle fosse un soggetto politico realmente discontinuo rispetto agli atteggiamenti e ai vizi dei partiti dovrebbe mettere in pratica il principio del chi sbaglia paga e costringere i parlamentari salernitani, visto il disastro compiuto, alle dimissioni, punendo la loro insipiente presunzione. Per quanto si sforzino di essere diversi, i pentastellati sono e rimangono irrimediabilmente italiani, soprattutto quando si presentano come gli insuperabili salvatori della Patria. L’altra soluzione plausibile, ma sarebbe necessario che il M5S si dotasse di organismi collegiali democratici le cui decisioni non possano essere messe in discussione da un apparato tecnico esterno (il blog), è lo svuotamento del movimento. Che si rimane a fare in un’associazione in cui la militanza è mortificata dalla superbia dei portavoce? Non essendo un partito, non si può nemmeno simbolicamente organizzare una restituzione di massa delle tessere; né occupare fisicamente una sede. Il M5S salernitano è affetto dalla sindrome di “Tafazzi”. Il morbo, nel suo pieno del suo sviluppo, ha annientato la reputazione di donne e uomini che pure hanno avuto un ruolo rilevante nell’opposizione civica. Qual è il risultato? Sono state rispettate le regole, ma ha perso la partecipazione democratica. Non era questo il motivo che aveva portato alcuni cittadini a mobilitarsi contro la partitocrazia personalistica?

L’uno vale uno è vuota retorica; qui c’è uno che vale per tutti e non è un attivista salernitano. Mi dispiace per Agosto, Provenza e tutti quelli che ci hanno messo il cuore e la faccia. Se fossi un militante di base metterei in quarantena i parlamentari e me ne fotterei del blog proponendo una lista civica da collegare a una coalizione programmaticamente coerente. I pentastellati, tuttavia, non sono gli unici malati di “tafazzismo”. Sono in buona compagnia: il centro destra, o quello che ne rimane, sta facendo di tutto per rendersi ridicolo. Ho già contato 5 o 6 candidati sindaci. Ma è probabile che ai nastri di partenza il numero crescerà. Anche in questo caso l’esperienza locale, o meglio la guerra tra la Carfagna e Cirielli, ha provocato un incalcolabile sconquasso che si riversa anche sulla nuova generazione. A dire il vero, visto il consociativismo della destra salernitana, la divisione non mi meraviglia più di tanto poiché è soltanto un altro tassello dell’alleanza occulta – sociale ed economica più che politica – con la ventennale maggioranza progressista. In questo quadro di confusione, l’unico punto di riferimento per il cittadino medio è ancora una volta il gruppo di potere alla guida dell’amministrazione comunale. Ciò la dice lunga sull’incapacità di questa città di essere protagonista della propria storia: ci si lamenta pubblicamente di non riuscire a modificare gli assetti locali, mentre silentemente si lavora per mantenerli saldi, modificando, di tanto in tanto, qualche eletto con un passaggio di testimone da padre a figlio. Potrebbe inserirsi come outsider Dante Santoro che, paradossalmente, è stato avvantaggiato dalla reprimenda grillina. Ha l’opportunità per provare a recuperare i voti dei delusi e degli scontenti sia dal governo locale, sia dalla disfatta pentastellata. Bene ha fatto (dimostrando di avere pelo sullo stomaco) a non buttare fango sugli ex amici di cordata dai quali potrebbe avere un sostegno non del tutto inaspettato. Da quel che vedo, il giovane professionista sta aggregando una lista trasversale in cui esponenti della società civile si mescolano a leve della destra e della sinistra. Staremo a vedere. Infine, se giocano bene le loro carte, le forze a sinistra del Pd potrebbero avere l’occasione per entrare autonomamente in consiglio comunale. Tutto dipende dalla scelta del candidato sindaco e dalla coesione dei candidati consiglieri. Dalla necessità, ormai improcrastinabile, di dare spazio a facce nuove pregne di contenuto, prive di tare minoritarie e con la testa rivolta alla realizzazione di una città aperta, liberata finalmente dagli steccati del più becero municipalismo che si sia mai visto. Enzo Napoli può dormire sonni sereni perché parafrasando Andreotti: “È di media statura, ma non vedo giganti intorno a lui”.