La sindrome del turista per sempre

Turista per sempre

In via Silvio Baratta c’era un Blockbuster. Ora davanti all’ingresso è stata montata un’impalcatura su cui campeggia la scritta: “Prossima apertura - Centro scommesse”. Dal lato opposto della stessa strada (a circa 600 metri dal futuro centro scommesse), nei pressi del ponte ferroviario, è in esercizio un punto Snai. Nei fine settimana il marciapiede antistante pullula di giovani che giocano la rituale “bolletta”. Tra gli assidui frequentatori ricordo di aver visto alcuni “buttafuori” divenuti famosi per le estorsioni perpetrate nei confronti di diversi locali notturni. Su corso Garibaldi, invece, lì dove aveva sede la banca popolare di S. Matteo, c’è una sala con slot machine e videopoker. Proprio di fronte nella via SS. Martiri salernitani ha aperto anche un’agenzia di scommesse sportive. La mattina in auto quando mi dirigo in autostrada, passando per il nodo stradale di Fratte, mi ritrovo tra i cartelloni pubblicitari di un casinò in funzione a Mercato S. Severino. Un simile esercizio entrerà in attività a breve anche nel centralissimo corso Garibaldi di Cava de’ Tirreni.

Per curiosità ho cercato su Google quanti centri scommesse e sale bingo ci sono nella città di Salerno. Il numero totale è cinquattotto. Se consideriamo che gli abitanti residenti sono 139.000 si può ricavare un primo dato: esiste un luogo di scommesse e gioco d’azzardo legale ogni 2396 salernitani. Ora, aggiungendo la miriade di bar provvisti di videopoker e i tabaccai che vendono gratta & vinci di ogni tipo, è facile dedurre come le occasioni di gioco si possano moltiplicare all’infinito, riducendo la scala del rapporto. Del resto da fumatore incallito ho dovuto prendere atto che ormai gli avventori delle tabaccherie sono in maggioranza giocatori alla ricerca di “cartoline” vincenti, al punto da rendere quasi necessario il mutamento della categoria merceologica di questi esercizi commerciali poiché l’introito principale certo non proviene dalla vendita di sali e tabacchi. Lo scorso anno il gioco a scopo di lucro ha superato i settanta miliardi di euro divenendo un dei principali settori dell’economia nazionale. Un comparto appetitoso verso il quale si dirige l’interesse della criminalità organizzata. Alcuni clan sono diventati esperti nella gestione dell’economia del vizio ed hanno affinato le tecniche per penetrare un settore che consente, grazie alla grande disponibilità di denaro liquido, di riciclare agevolmente un gran massa di guadagni criminali. Come entrano nel giro? Di solito attraverso sei fruttuosi canali: 1) ottengono, attraverso prestanomi, la concessione di sale bingo e punti scommesse; 2) impongono ai commercianti il noleggio di videogiochi; 3) gestiscono bische clandestine e giochi d’azzardo illegali (lotto e toto nero e corse ippiche irregolari); 4) si inseriscono nel segmento dei giochi online – meno rischioso – che sta gradualmente sostituendo le scommesse clandestine; 5) riciclano denaro sporco attraverso l’acquisto fraudolento di biglietti legali vincenti; 6) praticano prestiti ad usura nei confronti dei giocatori incalliti. Lo scorso giugno, per esempio, è stata sgominata nella Piana del Sele una banda che praticava estorsioni ai commercianti proprio attraverso l’imposizione di videopoker. Ho cercato di dare un quadro della situazione ma a che serve quando lo Stato incentiva a piè sospinto, con la distribuzione di licenze e campagne pubblicitarie, la pratica delle scommesse e del gioco d’azzardo? In fondo, quei settanta miliardi di euro fanno comodo alla cassa pubblica. A chi importa se qualche anziano o un giovane precario, nella speranza di integrare il misero reddito, spenderanno fino all’ultimo centesimo nella vana illusione di poter essere finalmente “Turista per sempre”? Siamo destinati a diventare uno di quegli stati in cui l’economia si regge su gioco d’azzardo, prostituzione e traffici illegali? C’è da meditare.