La sicurezza dei cittadini

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Questa rubrica, come ho già accennato la scorsa settimana, nasce con un profondo spirito di servizio dettato dal senso di responsabilità che i cittadini onesti di questa provincia sentono proprio. Pertanto, le questioni, successive alla visita della Commissione Antimafia, che hanno intrattenuto i media e le istituzioni in questi giorni avviano un riflessione che deve condurre ad una soluzione non più emergenziale del “problema” lotta ai poteri criminali.
Intanto, come valore concettuale, va definitivamente affermato il ruolo dei sindaci all’interno degli organi istituzionali deputati alla repressione dei fenomeni criminali. Del resto, questo ruolo di governo della sicurezza, già previsto dalla legge, va solo programmato con una seria politica di concertazione che renda l’amministratore il referente del “sentimento” di insicurezza espresso dai cittadini.

Il contratto per la sicurezza stipulato a Napoli è un primo passo verso la ridefinizione dei compiti del sindaco che da oggi ha il compito di individuare e controllare le strategie investigative e repressive del fenomeno criminale. Allo stato non è dato sapere che evoluzione avrà il contratto stipulato; tuttavia sottoscrivendo quell’atto il sindaco entra di fatto e giuridicamente nel novero delle autorità preposte all’ordine pubblico, alla pari del prefetto. Il sindaco diventa esplicitamente corresponsabile dell’efficienza delle istituzioni chiamate a reprimere la criminalità organizzata. Questa è e resta una svolta di significato rilevante che riempie di sostanza la strategia di trasferimento agli enti locali delle azioni di governo del territorio.
Accanto a questo evento si pone la posizione dei sindaci dell’agro nocerino sarnese accusati un po’ da tutti, in primo luogo dal presidente dell’Associazione Nazionale magistrati, di colpevole agnosticismo. Vi è poi la posizione del presidente della provincia che, salvando gli amministratori dell’agro nocerino, chiede, per risolvere i problemi della criminalità, un contratto territoriale per la sicurezza. Lungi da voler intervenire nel dibattito, ritengo che chi deve svolgere un servizio deve farlo fino in fondo; pertanto sento la necessità di compiere un breve premessa e indicare degli strumenti.
Non tutti sembrano ricordare che l’agro nocerino sarnese è oggetto di un patto territoriale per lo sviluppo che coinvolge i comuni del comprensorio, le forze sociali e produttive, la chiesa e le istituzioni; in più molti sembrano aver dimenticato che all’interno del patto stesso è stato stipulato un protocollo d’intesa per la legalità e la sicurezza che offre seri strumenti di programmazione e concertazione per la difesa del territorio dalla criminalità organizzata; nessuno, invece, è a conoscenza del fatto che il protocollo è stato osteggiato dalle stesse istituzioni partecipanti al patto territoriale dell’agro, negando la possibilità di organizzare un centro interforze che coordinasse l’azione delle forze di polizia e dei vigili urbani, con un unico numero di pronto soccorso, guidato dalla prefettura. Vorremmo capire perché. Quali sono gli ostacoli che impediscono la realizzazione di questo importante strumento di repressione ?
Nel frattempo, il Ministero dei lavori pubblici ha elaborato un nuovo strumento urbanistico/amministrativo, definito “contratto di quartiere”, che consente agli enti locali, insieme alle imprese, ai sindacati e alle associazioni di cittadini, di intervenire in quelle aree in cui i processi di crescita urbana, particolarmente negli anni settanta, hanno prodotto insediamenti residenziali carenti per qualità ambientale e per dotazione di servizi e tali da caratterizzarli negativamente, per l’assenza di luoghi riconoscibili e per lo scarso significato urbano degli aggregati edilizi, rispetto alle altre zone storicamente consolidate . Appare, però, evidente che il raggiungimento di più elevati standard di vivibilità comporta una pluralità di azioni in settori diversi, non potendosi affidare alla sola componente edilizia, seppure importante, il ruolo risolutivo. In questo senso è necessario presentare progetti di riqualificazione, finanziabili da 3 a 20 miliardi, che si avvalgono di fondi privati in grado di contribuire alla riduzione del disagio sociale che, assai frequentemente, convive con il degrado edilizio. Questa, infatti, è una condizione molto diffusa tra i comuni dell’agro nocerino sarnese.
Ma fino a che punto strumenti di prevenzione e riduzione dell’emarginazione, come questo, potranno influire in una area della provincia in cui la burocrazia è ancora collusa con la camorra e, per di più, dove esistono notevoli resistenze, da parte delle istituzioni dello Stato, ad intraprendere un nuovo corso ?