La saga dei morti viventi

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Le balle raccontate da Oscar Giannino rischiano di offuscare l’unica verità del suo programma: “Fermare il declino”. Il declino non riguarda solo il Pil, ma l’intero sistema Italia dominato da uan società di vecchi. Un paese governato da anziani è per definizione moderato, conservatore, diffidente delle novità, impaurito dal futuro, poco competitivo e alla ricerca di una stabilità che salvaguardi diritti già acquisiti. I politici della seconda Repubblica hanno trascorso il ventennio chiusi all’interno dei loro schieramenti, ripiegati su se stessi, incapaci di ritrovare o inventare una nuova cultura politica. Sono rimasti legati alle eredità tramandate dalla prima Repubblica: in primo luogo l’idea di poter assicurare benessere senza fare i conti con la globalizzazione e i vincoli dell’Unione Europea; in secondo luogo l’immutabilità del personale politico. Da una parte e dall’altra lo scenario è conteso da uomini e donne appartenenti per mentalità, atteggiamenti e consuetudini ai cerimoniali della Repubblica dei partiti. Una vera e propria saga di morti viventi.

A morsi e bocconi hanno infettato almeno il 50% del corpo elettorale trasformato in zombie usciti dalle tombe per votare altri zombie. Uno scenario apocalittico nel quale Grillo e i giovani del Movimento 5 stelle hanno svolto il ruolo dei Dylan Dog, indagatori di un incubo che si chiama Italia. Assemblea dopo assemblea, piazza dopo piazza, voto dopo voto hanno mutato il consenso elettorale in una Santa Barbara di proietti d’argento sfondando il cranio della casta dei morti viventi. Io non ho votato il M5S perché provengo da un percorso politico che affonda le sue radici nella prima Repubblica. Eppure riconosco ai grillini di aver compiuto un’operazione politica magistrale: la rabbia, il dissenso, la protesta e persino l’odio anticasta hanno avuto uno sbocco parlamentare. Dal “Vaffaday” ad oggi (sono già passati sei anni!) il M5S avrebbe potuto scegliere la strada della contrapposizione extraparlamentare, surriscaldando il clima sociale del paese, ma non è stato così. Hanno colto un obiettivo ben più alto: porre fine al bipolarismo e costringere la classe politica a fare i conti con temi che non possono essere più procrastinati. È un’occasione che il PD non può sprecare se vuole guarire dalla condizione di “vita apparente”. Si tratta di ingerire un antidoto amaro e di eliminare definitivamente gli immuni alla cura. Del resto, mi pare che temi come l’acqua pubblica, l’istruzione pubblica, la sanità pubblica, il dimezzamento dei parlamentari e dei loro stipendi, la fine del finanziamento pubblico ai partiti e la modifica della legge elettorale siano assolutamente compatibili con una sinistra che vuole tornare ad essere tale. Bisogna fare presto, a cominciare dalla scelta condivisa del Capo dello Stato, prima che i mercati ci asfaltino con il catrame della finanza.