La Ribellione civile

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Con questa rubrica ricomincia la collaborazione tra il Coordinamento Libero Grassi e La Città; un collaborazione che ha già prodotto i suoi frutti nel passato gettando i semi dell’attuale fronte delle legalità che coinvolge centinaia di giovani salernitani e che ha visto il suo culmine con la presenza del giudice Caselli a palazzo di città.
L’attuale fronte della legalità, tuttavia, sembra seguire la moda dell’educazione alla legalità lasciando che una coltre di silenzio permanga sui tanti fatti delittuosi che stanno accadendo intorno a noi. Infatti, non è mera cronaca ricordare i molteplici attentati dinamitardi che sono avventi nei quartieri della nostra città e i numerosi atti vandalici e di microcriminalità che si sono consumati negli ultimi giorni senza trovare i colpevoli, perché questi testimoniano il processo di crescita delle nuove leve della camorra nostrana, la formazione di una nuova classe dirigente criminale che agisce senza regole e con una violenza nuova rispetto al passato, forse anche perché non è più tutelata da coperture politiche. I giovani criminali mostrano la spietatezza tipica di chi vuole arrivare, di chi ha bisogno di affermarsi presto per poter conquistare un ruolo sociale (naturalmente negativo) finora negato. Fino a che punto queste nuove dinamiche siano ingenerate dalla povertà della disoccupazione non possiamo dirlo, quello che possiamo affermare con certezza è che da oggi saranno banditi tutti i sociologismi pauperisti che nel passato hanno giustificato atteggiamenti illegali definendoli “arte di arrangiarsi”, come se fosse giusto campare di espedienti a danno del prossimo. Tolleranza zero alla criminalità e alle sue cause, questo sarà il motto di questa rubrica.

Parleremo, dunque, di criminalità e illegalità diffusa, ma non ci lasceremo trascinare dalla facile demagogia che gli eventi potrebbero scatenare. Si tenterà di svolgere un ruolo di servizio indicando delle esperienze positive di lotta ai fenomeni criminali, attraverso la strada della “ribellione” civile, e soprattutto mostrando gli strumenti legislativi (ancora troppo sconosciuti) da utilizzare in caso di bisogno. Non mancheranno le storie delle vittime che hanno sofferto il calvario dell’usura e del pizzo, i racconti di chi ha subito la violenza della camorra o subito il vandalismo di giovani balordi. Storie tristi, dure, ma tutte concluse con esito positivo, proprio perché è scattata la molla del riscatto personale a cui ha fatto da sponda la solidarietà della gente perbene, che rimane, nonostante tutto, la maggioranza.
Con questa rubrica intendiamo impegnare attivamente i media, le istituzioni, le forze di polizia e il volontariato di questa provincia nella costruzione di una esperienza di programmazione e concertazione delle politiche per la sicurezza del territorio, anche attraverso delle campagne di sensibilizzazione che condurremo dalle colonne di questo giornale. Chi scrive ha sempre ritenuto essenziale realizzare con la stampa un circuito virtuoso di controllo del degrado sociale; una attenta osservazione dei fenomeni che non rimanga fine a se stessa, ma che instauri con i cittadini più maturi un proficuo dialogo che porti alla denuncia di uomini e fatti.
Questo obiettivo è ancora più assillante se pensiamo che ci troviamo di fronte ad una evoluzione del fenomeno camorristico salernitano che ha modificato il suo intervento sul territorio, prediligendo scelte di carattere economico a quelle di carattere militare. Il fatto che nella città non vi sia in atto una guerra di camorra non significa che Salerno e con essa la sua provincia siano immuni dagli interessi criminali. La camorra salernitana è in snervante attesa; essa si augura, come la maggior parte dei cittadini salernitani, che il processo di evoluzione turistica dell’economia cittadina e provinciale sia portato a compimento, perché solo allora si potranno attuare le strategie di riciclaggio di denaro sporco con investimenti mirati all’impossessamento, o alla realizzazione, di strutture turistico/alberghiere. Non c’è da meravigliarsi. Nulla di nuovo sotto il sole. Se Salerno vuole diventare la Rimini del sud deve mettere nel novero dei rischi anche questo. Del resto, gli ultimi rapporti del Ministero degli interni parlano chiaro: la criminalità organizzata tutta, dalla Sicilia al Veneto, investe i suoi “risparmi” nelle attività balneari, legali ed illegali, delle costiera romagnola.
E poi che dire delle numerose opere pubbliche che da qui a poco verranno costruite ? Non c’è da temere un tentativo di infiltrarsi nell’assegnamento degli appalti ? E’ vero che la nuova classe dirigente politica non ha nessun legame con la criminalità organizzata, ma questo vale anche per la burocrazia ? Non dimentichiamo che essa è la stessa di trent’anni fa ed ha rapporti pregressi, che durano nel tempo e vanno la di là degli interessi politici. Tutti, chi più chi meno, a secondo del proprio ruolo, dovrà vigilare.