La resa dei conti

Il terreno di gioco dello stadio Romagnoli di Campobasso, insieme a tanti altri tra cui l’Arechi di Salerno, offre la possibilità di sintetizzare l’immagine di un Paese dove le priorità sono sempre altre, dove è “normale” che un’ala di un palazzo crolli, e siamo a Napoli, a pochi metri da un cantiere della metropolitana che, invece, dovrebbe rappresentare il futuro. Siamo davanti a un Paese dove l’uomo non è più al centro degli interessi delle politiche messo da parte in nome di un profitto gestito da pochi. Anche il fallimento della tessera del tifoso, che ha impedito ai gruppi ultras granata di seguire la Salernitana nella sciagurata trasferta di Campobasso, stadio sempre amaro per i nostri colori, rappresenta una vicenda di non poco conto in merito alla quale si dovrebbe discutere nei luoghi dove si decidono i copioni che questo calcio deve recitare. Ridicola anche la vicenda del derby tra Nocerina e Paganese giocata in ben distante e a porte chiuse. La tessera del tifoso è un fallimento, contribuisce ad allontanare la gente dallo stadio, soprattutto quelli delle serie inferiori, contribuendo ad aumentare il monopolio delle tv. Chi ha orecchie per intendere intenda, chi ancora auspica romanticamente gli stadi gremiti di tifosi intervenga energicamente ad eliminare questa barriera, anche il presidente Lotito che non perde occasione per chiedere una presenza maggiore di tifosi allo stadio. La violenza dagli stadi può essere allontanata cambiando le leggi di un sistema giudiziario che in questo Paese fa acqua da tutte le parti, quindi con quella certezza della pena che qui da noi continua ad essere ancora un’utopia. Ma la violenza dagli stadi si può allontanare soprattutto educando il giovane, insegnando che lo sport rappresenta solamente un momento di vera competizione, certo, ma leale dove chi vince deve, a ragione, ricevere l’applauso da parte dello sconfitto.
Nel frattempo la Salernitana ha dilapidato l’enorme vantaggio che aveva sin qui accumulato sul Pontedera, compagine inseguitrice che ora è a soli tre punti dalla capolista. Ovvio, c’è stato un calo da parte dei nostri calciatori, anche se noi tutti facevamo calcoli sperando di poter brindare alla promozione in C1 prima delle prossime festività pasquali. Così non è stato. Gli episodi, in questo caso, ci hanno condannato. Bisogna soffrire ancora. Calci di rigore sbagliati, il capitano Montervino che incorre inspiegabilmente nell’ennesimo cartellino rosso, qualcuno gli dica di contenersi, colpi dell’eventuale ko da infierire all’avversario sbagliati ed eccoci qui ad attendere il prossimo big match con il Pontedera. Credevo che un calo psicologico non ci sarebbe stato, invece i risultati mi hanno contraddetto. Ora il compito di Perrone sarà quello di riordinare le idee, strigliare i suoi uomini e vincere le prossime due partite con il Pontedera e l’Aprilia per chiudere, se non matematicamente, ma psicologicamente questo campionato. Siamo giunti, così come nello scorso campionato di serie D, alla resa dei conti. Il primo posto dovrà essere nostro. Vinciamo e tutti a festeggiare sotto la Sud.